La salute degli occhi a caccia

La salute degli occhi a caccia: cacciatore con binocolo
© Petronelka / shutterstock

Sole, vento, rami, cadute: sono numerosi i fattori che possono minacciare la salute degli occhi a caccia o più in generale nella vita all’aperto.

Spesso sottovalutata finché non si verifica un problema, la salute degli occhi a caccia richiede in realtà una serie di cautele. Le tipologie di trauma possono essere di natura meccanica (contusioni, ferite penetranti, graffi, abrasioni, lesioni da scoppio) o fisica (generalmente radiazioni solari); una carrellata sui possibili problemi derivanti da traumi dovrebbe prevedere una classificazione in base alla sotto-sede anatomica. Userò invece un taglio più pratico per capire che cosa fare e che cosa non fare in caso di traumi o ferite agli occhi.

Le insidie della macchia

Ameno una volta nella vita ci è capitato, mentre camminavamo trafelati nella macchia magari con le mani occupate da armi, guinzagli, radio, di ricevere il colpo di un ramo in un occhio. Il dolore è generalmente intenso, talvolta si osserva uno stravaso di sangue. Se la lesione interessa la cornea, la lente trasparente davanti all’iride, al dolore si associa un calo della vista; si perde infatti la trasparenza della cornea e gli stimoli luminosi non passano attraverso la pupilla, il foro nero al centro dell’iride. Se dopo il trauma la vista è conservata il quadro è certamente meno grave, ma non è scongiurato il rischio di infezioni.

Che cosa fare?

Lavare con acqua pulita la zona, coprire con una garza sterile fermata da un bendaggio non troppo teso e recarsi in pronto soccorso.

Che cosa non fare?

Non cercare di rimuovere eventuali corpi estranei conficcati nel bulbo: si potrebbe provocare la fuoriuscita di umor acqueo e perdere il tono del bulbo oculare. Non applicare unguenti, disinfettanti, acqua ossigenata.

Salute degli occhi a caccia: quando è il fucile a far male

Fortunatamente è una rara evenienza, ma lo scoppio del fucile può causare lesioni (anche) agli occhi. In questi casi gli agenti dannosi sono sia le schegge, che possono provocare ferite penetranti e abrasioni, sia i gas che possono ustionare le strutture oculari. Il comportamento da tenere ricalca quello relativo alle lesioni perforanti.

Più banalmente, ma forse più frequentemente, il rinculo dell’arma munita di ottica può sferrare un vero e proprio pugno sull’occhio del cacciatore se questo si trova troppo vicino all’oculare. In questo caso è sufficiente raffreddare la zona con impacchi ghiacciati e verificare che non ci siano abrasioni; in tal caso si può procedere a pulizia, bendaggio e visita specialistica.

Punture di insetti

Tra le sedi più frequenti di punture da insetti si annoverano sicuramente la zona perioculare e le palpebre, probabilmente perché sono tra le zone più esposte e spesso tra le poche scoperte quando siamo a caccia. Per la struttura anatomica e l’abbondante tessuto connettivo sottocutaneo le palpebre sono sovente sede di edemi, anche importanti. L’occhio cosiddetto a panino, con una rima palpebrale quasi inesistente, è frequente dopo punture di vespe, api e calabroni. In assenza di altri sintomi ben più seri legati all’anafilassi nelle persone allergiche, l’edema delle palpebre non è un’evenienza grave, sebbene molto fastidiosa.

Che cosa fare?

Applicare ghiaccio (non direttamente ma interponendo del tessuto per evitare ustioni da freddo), assumere un antistaminico o degli steroidi (eventualmente locali).

Che cosa non fare?

Non applicare colliri medicati o prodotti che non siano espressamente per uso oftalmico.

I mille volti della congiuntivite

Allergie, infezioni, esposizione prolungata al vento possono provocare un’infiammazione della congiuntiva, cioè la pellicola che ricopre la parte bianca (sclera) del bulbo oculare. Questo quadro è spesso molto fastidioso, si associa a sensazione di sabbia negli occhi, fotofobia, abbassamento della vista, prurito, dolore.

Che cosa fare?

È sempre bene escludere una causa infettiva della congiuntivite per il rischio che, se non curata, possa estendersi alla cornea o ad altre strutture compromettendo (anche permanentemente) la vista. Se la causa è un’allergia o una conseguenza di un colpo di sole è bene assumere antistaminici, applicare un collirio a base di cortisone.

Che cosa non fare?

Applicare antibiotici o steroidi senza aver prima chiarito la causa della congiuntivite: il farmaco sbagliato può far propagare infezioni anche molto gravi. Così impressionanti a vedersi, le emorragie congiuntivali in cui l’occhio è del tutto o in parte iniettato di sangue rosso vivo sono generalmente benigne e si autorisolvono nel giro di pochi giorni spesso anche senza terapia.

Salute degli occhi a caccia: luce buona, luce cattiva

Non sono solo traumi o incidenti a poter danneggiare l’occhio. A volte i danni possono derivare da un agente apparentemente innocuo che mostra i suoi effetti spesso a fine giornata: si tratta dell’eccessiva esposizione ai raggi ultra violetti. Ciò può accadere soprattutto in ambiente montano dove l’altitudine, che fa aumentare la quota di ultravioletti, e la neve, che riflette l’80% della luce, amplificano enormemente l’intensità della luce e la rendono molto pericolosa per l’occhio. La cecità nivale è caratterizzata da occhi arrossati, dolore, avversione alla luce, impossibilità a tenere aperti gli occhi.

La terapia si basa su raffreddamento e protezione dalla luce (bendaggio), antidolorifici, pomate antibiotiche per evitare le sovrainfezioni. Generalmente la guarigione avviene in 24 ore. È fondamentale prevenire la cecità nivale utilizzando occhiali da sole adeguati (Ce/en classe di protezione 3 o 4 con protezione ultravioletti 100%) con le protezioni laterali.

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