Intervistato da Ultima Bozza Niccolò Sacchetti, presidente di Coldiretti Roma e di Agrivenatoria Biodiversitalia, si pronuncia in difesa della legge 157/92, alla riforma della quale il governo Meloni sta lavorando.
Ribadita la premessa che non se ne conosce ancora il testo ufficiale, Niccolò Sacchetti (è il presidente della Coldiretti Roma e di Agrivenatoria Biodiversitalia, l’associazione dei riservisti) si dice insoddisfatto dalle anticipazioni sulla riforma della legge 157/92: intervistato da Antonio Cianciullo di Ultima Bozza, la testata che per un commento ha contattato anche l’ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio, ha definito le ipotesi che circolano «molto lontane dalle nostre posizioni».
Le indiscrezioni del Fatto Quotidiano descrivono infatti «il far west»; e il far west, ossia «la conflittualità esasperata, non fa bene a nessuno: minerebbe il consenso largo faticosamente cucito intorno alla legge 157/92, e finirebbe per ridare spazio alle posizioni più estreme contrarie alla caccia».
Per Sacchetti la legge attualmente in vigore («un ottimo punto di equilibrio, la si deve difendere»: nelle scorse ore anche il Partito democratico – non però Elly Schlein – s’è espresso in modo simile) «ha ancora una grande attualità»: forse si può ritoccare «qualche aspetto marginale», e bisogna trovare il modo di risolvere il problema rappresentato dal numero crescente di cinghiali sul territorio. Ma l’impianto di quella legge, «votata dopo la costruzione di un ampio consenso, funziona ancora perfettamente»: lega infatti l’esercizio della caccia «a un contesto di difesa della biodiversità».
Sacchetti sottolinea che la Coldiretti è «contraria alla deregulation venatoria»: gli agricoltori occupano infatti una posizione a metà via tra gli ambientalisti, che chiedono che «la natura [resti] in equilibrio», e l’esercizio «sereno» della caccia, «che non crei tensioni e contrapposizioni».
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