46 sigle che rappresentano il mondo ambientalista, animalista, scientifico e dell’economia sostenibile chiedono un incontro ai gruppi parlamentari, per discutere della riforma della legge sulla caccia.
Oltre che una sconfitta del ministro Lollobrigida, «che nei mesi scorsi aveva pubblicamente rivendicato la titolarità di queste misure», la riforma della legge sulla caccia ipotizzata dalle forze politiche di maggioranza rappresenta «un brutale attacco alla natura, in violazione della direttiva Uccelli e della Costituzione»: così 46 sigle che rappresentano il mondo ambientalista, animalista, scientifico e dell’economia sostenibile (in gran parte coincidono con quelle che all’inizio del mese s’erano appellate al governo Meloni) definiscono il ddl presentato al Senato da Lucio Malan, Massimiliano Romeo, Maurizio Gasparri e Giorgio Salvitti; per discuterne chiedono un incontro formale ai gruppi parlamentari, che nelle prossime settimane avvieranno l’esame.
Sono quattro i problemi evidenziati: il disegno di legge «impone una visione distorta della caccia, indicandola come strumento di tutela della biodiversità»; introduce «una sanatoria per i trafficanti di uccelli usati come richiami vivi»; ribalta «il principio di prevalenza della protezione della natura»; trasforma «le aree protette da valore da difendere a problema da contenere».
Di fatto, si legge nella nota, rispetto alle anticipazioni le modifiche sono minime, «e insufficienti a mitigare la [valutazione negativa] del provvedimento (grave nei contenuti, espressione di una visione superata, concepito a uso esclusivo del mondo venatorio)», del quale la retromarcia del governo segnala l’impopolarità: la maggioranza degli italiani, infatti, vuole «più tutela per l’ambiente, più sicurezza, più [attenzione al] benessere animale».
Per le 44 sigle con questa riforma l’Italia rischia di diventare un insieme di «terreni di caccia per chiunque, anche per gli stranieri», attratti «da un luna park venatorio nel quale poter massacrare la fauna selvatica senza rischiare conseguenze».
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