La Regione Lombardia ricorrerà al Consiglio di Stato contro la sentenza con cui il Tar ha imposto il divieto di caccia in prossimità di tutti i valichi montani interessati dalle rotte migratorie.
È il momento dell’appello: venerdì la giunta regionale della Lombardia chiederà al Consiglio di Stato di ribaltare la sentenza con cui il Tar ha imposto il divieto di caccia in prossimità (il raggio s’estende per un chilometro) di tutti i 475 valichi montani interessati dalle rotte migratorie, e nel frattempo di sospenderne l’efficacia.
L’ha impegnata in questo senso la mozione approvata a maggioranza dal consiglio regionale nel corso dell’ultima seduta; Giacomo Zamperini (Fratelli d’Italia), il primo firmatario, segnala che la sentenza ha «un impatto rilevante su tutte le forme di caccia in Lombardia»: di fatto «si forma un unico valico lungo tutti i 140.000 ettari di confini alpini». Ne conseguono l’abbandono degli appostamenti fissi e effetti negativi anche sulle misure di controllo faunistico.
Oltre che ad appellarsi al Consiglio di Stato, la mozione impegna la giunta ad attendere la fine del procedimento prima di revocare le autorizzazioni dei circa 2.000 appostamenti fissi che si trovano nel territorio ora soggetto a divieto di caccia; in contemporanea il consiglio regionale invita il governo Meloni e il parlamento a riformare la legge nazionale sulla caccia in modo che, «anche alla luce della normativa comunitaria», sparisca l’istituto del valico montano.
Per Alessandro Beduschi, l’assessore regionale all’Agricoltura, l’appello al Consiglio di Stato è «un atto dovuto: questa sentenza è chiaramente sproporzionata, non ha senso dire che l’intero arco alpino corrisponda a un unico valico. Siamo disposti a confrontarci su dati autentici, non su visioni ideologiche o strumentali».
Le posizioni delle forze politiche
La maggioranza ha votato compatta. Per Carlo Bravo (Fratelli d’Italia) la sentenza è «inaccettabile e fuori luogo: è l’ennesimo caso in cui, sulla base di pareri ideologici e non scientifici, si impedisce [di gestire correttamente] il territorio e la fauna selvatica». Claudia Carzieri (Forza Italia) ritiene che, in assenza di dati scientifici aggiornati, «considerare ogni rilievo un valico è un pretesto per allargare il divieto oltre lo spirito originario della legge»; dunque la sentenza è «una forzatura giuridica e un attacco sia all’autonomia regionale sia alla coesione delle comunità locali». In linea anche la Lega: Floriano Massardi si augura che il governo Meloni «intervenga rapidamente con un decreto legge» che superi «l’anomalia solo italiana» rappresentata dal divieto di caccia in prossimità dei valichi montani.
La mozione non ha raccolto i voti delle opposizioni. Per Matteo Piloni (Partito democratico) sono «le forzature giuridiche della maggioranza di centrodestra a [provocare] i danni maggiori all’attività venatoria»; di «legge chiara», che non ha bisogno di interpretazioni, parla Paola Pollini, consigliera del Movimento 5 Stelle.
È più politica la posizione di Verdi-Sinistra, affidata a Onorio Rosati, secondo il quale la maggioranza vuole semplicemente difendere i cacciatori: «Per noi la priorità è la difesa della fauna e la ricerca di un punto di equilibrio tra la caccia e la biodiversità. Chi governa la Regione, invece, vuole spostare questo punto di equilibrio sempre più verso la difesa delle associazioni venatorie».
Non perdere le ultime notizie di caccia e i test di ottiche, armi e munizioni sul portale web di Caccia Magazine.