Neppure nel primo consiglio dei ministri di giugno si è discusso l’impianto della riforma della legge sulla caccia annunciata da Francesco Lollobrigida.
E tre: come i primi due dopo Caccia Village, anche se stavolta a capotavola sedeva Giorgia Meloni (l’ultima volta, assenti sia lei sia i due vice Tajani e Salvini, aveva presieduto Carlo Nordio) neppure il terzo consiglio dei ministri ha visto il governo discutere l’impianto della riforma della legge sulla caccia; Francesco Lollobrigida, titolare della delega all’Agricoltura, l’ha annunciata già da quasi un mese, e ne ha assicurato l’approvazione entro l’inizio della prossima stagione venatoria, dunque entro la fine d’agosto. L’unico ddl uscito dalla riunione riguarda il mercato e la concorrenza, temi sui quali il governo invita il parlamento «a una sollecita calendarizzazione».
Il terzo rinvio della discussione sulla riforma della 157/92 ha due conseguenze dirette, intrecciate ma distinte: s’allungano i tempi, considerato che l’esame di Camera e Senato non sarà breve (Lollobrigida ha promesso l’audizione di tutte le associazioni di categoria interessate, dai cacciatori ad agricoltori e ambientalisti); e, al di là delle anticipazioni del Fatto Quotidiano contro il quale s’è scagliato Paolo Sparvoli, il presidente nazionale della Libera Caccia, ufficialmente si continua a non conoscere neppure un rigo del testo base.
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