Incidenti a caccia: come gestire un colpo d’arma da fuoco

Incidenti a caccia: cacciatore con gilet alta visibilità
Le associazioni venatorie e i singoli cacciatori sono sempre più sensibili al tema della sicurezza a caccia cui vengono dedicati corsi, seminari e spazi dedicati alla formazione per l’abilitazione all’esercizio dell’attività venatoria • © Rossella Di Palma

Anche se non dovrebbero, gli incidenti a caccia possono capitare. È sempre drammatica la situazione in cui una persona è raggiunta da un colpo d’arma da fuoco; è bene conoscere i comportamenti da assumere qualora la si debba assistere.

Nella passata stagione venatoria si sono registrati 12 decessi e 48 feriti per incidenti a caccia: si tratta di numeri sempre troppo alti sebbene in progressivo calo e comunque inferiori a quelli relativi ad altre attività outdoor. Le associazioni venatorie e i singoli cacciatori sono sempre più sensibili al tema della sicurezza a caccia cui vengono dedicati corsi, seminari e spazi dedicati alla formazione per l’abilitazione all’esercizio dell’attività venatoria. Purtroppo però, come per tutte le attività umane, esiste sempre un margine di errore in cui l’applicazione di regole e di buon senso non può sigillare perfettamente le piccole crepe in cui si insinua la tragica fatalità.

Tra i possibili incidenti in ambito venatorio il più temibile è certamente il famigerato colpo di fucile, dall’esito spesso – ma fortunatamente non sempre – fatale. È bene dunque che, pur sperando che a nessuno capiti mai, tutti siamo preparati ad affrontare la peggiore delle situazioni: assistere un cacciatore raggiunto da una fucilata.

Incidenti a caccia: dire fucile non basta

La ferita da arma da fuoco produce un trauma balistico la cui dinamica ed entità può variare a seconda dell’arma – e quindi del tipo di munizioni – che lo ha provocato. Sappiamo che l’entità del danno prodotto nei tessuti dal passaggio del proiettile è legato all’energia cinetica da esso posseduta. L’energia cinetica dipende (secondo la formula energia cinetica = mV2 / 2) dalla massa del proiettile e dal quadrato della velocità posseduta al momento dell’impatto. In teoria dunque un fucile a canna liscia con munizione spezzata (pallini) produrrà lesioni meno devastanti di un fucile a canna rigata. Ma una rosata di pallini molto ravvicinata, avendo una massa pari o superiore a quella di una munizione non spezzata, potrà provocare lesioni devastanti paragonabili a quelli di una carabina.

Non sempre le ferite da arma da fuoco sono letali. Il tipo di arma e munizione, la sede dell’impatto e il conseguente danno anatomico possono configurare una miriade di scenari nell’ambito delle ferite da arma da fuoco. I pallini di piombo delle munizioni spezzate non sono molto penetranti se sparati a distanza. Penetrano la cute e il sottocute restando generalmente confinati entro i piani muscolari. Qui creano contusioni, stravasi ematici con conseguenti ecchimosi e frequenti infezioni, dovute al trasporto di materiale sporco (tessuti, pelle) in profondità, ove è impossibile praticare una pulizia efficace della ferita. Lesioni di vasi, ossa e nervi possono compromettere la funzionalità di un arto, ma non necessariamente si configura un rischio per la vita.

Munizione spezzate di grosso calibro o proiettili con grande velocità (proiettili di carabina) sono invece più devastanti anche per l’energia con cui trascinano lungo il loro percorso frammenti di tessuto e ossa che diventano essi stessi proiettili.

Incidenti a caccia: il punto d’impatto fa la differenza

Il punto di impatto del proiettile e il percorso effettuato all’interno dell’organismo possono fare realmente la differenza sull’esito di una ferita da arma da fuoco. Sedi vitali come il cranio (e in particolare i centri nervosi deputati al respiro e al battito cardiaco) e il cuore, se colpite, determinano il decesso immediato. In altri ambiti (torace, addome) il percorso e la possibile frammentazione del proiettile all’interno del corpo diventano molto complessi, fino a essere imprevedibili. E frammenti di ossa possono diventare a loro volta proiettili andando a ledere strutture vitali anche a distanza dl punto di impatto del proiettile.

È quindi molto difficile determinare con precisione la gravità del trauma basandosi solo sull’osservazione superficiale della lesione; i danni interni possono essere molto seri, anche quando in superficie non si osservano lesioni clamorose.

Cranio

Un danno al cervello o al midollo spinale può non risultare mortale se non colpisce il tronco o il mesencefalo oppure i grossi vasi cerebrali che irrorano i centri del controllo respiratorio e pressorio.

Torace

Un interessamento del polmone può provocarne l’ematoma o anche il collasso (pneumotorace), con conseguente ipo-ossigenazione del sangue. Una lesione ai vasi venosi (giugulare, vena cava) può determinare l’ingresso di aria in circolo, con rischio di embolia gassosa. Le lesioni dell’aorta toracica o dell’arteria polmonare sono generalmente fatali. Difficilmente si sopravvive a una lesione al cuore.

Addome

La perforazione di organi come esofago, stomaco, fegato, intestino non è sempre né immediatamente letale. Diverso il discorso in caso di lesione all’aorta addominale, l’arteria principale del corpo, la cui lesione comporta un’emorragia interna rapidamente fatale. I segni di emorragia interna possono essere: irrequietezza o torpore, pallore, pelle fredda e umida, senso di freddo, respiro superficiale e affannoso, polso piccolo e frequente. Non è da sottovalutare il rischio di sepsi dovuta alla perforazione di anse intestinali.

Arti

Se la lesione avviene in un arto il rischio principale è l’emorragia e la morte per dissanguamento. In questi casi si può realmente salvare il malcapitato con un laccio emostatico. È fondamentale scrivere sulla pelle l’ora precisa di apposizione del laccio e soprattutto non rimuoverlo per evitare l’immissione in circolo di sostanze provenienti dal tessuto necrotico (mioglobina, potassio) che potrebbero causare scompensi elettrolitici o blocchi renali nel paziente.

Che cosa fare

  • Mantenere la calma e chiamare i soccorsi (118) assicurandosi di essere in condizione di sicurezza.
  • Valutare le funzioni vitali del ferito (respirazione, polsi, coscienza).
  • Rassicurare la vittima, allentare colletto, cintura, polsini, coprirlo per evitare che si raffreddi a seguito del dissanguamento (shock ipovolemico).
  • Porre il ferito in posizione antishock (gambe sollevate), da evitare in caso di lesioni gambe/bacino, stato di incoscienza, danno spinale.
  • Se la ferita interessa le parti alte del corpo, far assumere al ferito una posizione semi-seduta (da evitare nel dubbio di danno spinale o se la ferita si trova a livello del busto).
  • In caso di ferite agli arti, tenete presente che la pressione è molto importante, poiché rallentando il flusso dell’emorragia, favorisce la formazione del coagulo: pressione diretta sulla sede dell’emorragia (compressione con garza); · pressione indiretta: schiacciate punti di pressione specifici (parte interna del gomito, inguine, parte posteriore del ginocchio) lungo il decorso dell’arteria che porta il sangue all’arto per ridurre l’afflusso ematico e la portata dell’emorragia); laccio emostatico: è una misura estrema di soccorso, da impiegare solo in situazioni di pericolo di vita poiché la pressione forte e diretta può danneggiare irrimediabilmente nervi, tendini e tessuti sottostanti. Va utilizzato solo in casi estremi e possibilmente da personale addestrato, monitorizzando il tempo di applicazione e senza rimuoverlo lungo il tragitto fino all’ospedale.

Che cosa non fare

  • Non sollevare le gambe per trattare lo shock se la ferita da arma da fuoco è sopra la vita; le ferite all’addome e al torace sanguineranno più rapidamente una volta sollevate le gambe, rendendo difficoltosa la respirazione.
  • Non dare all’infortunato nulla da mangiare o da bere, compresa l’acqua (tantomeno alcolici!).
  • Se si ha il dubbio che il ferito abbia subito una lesione al midollo spinale, non spostate la vittima, a meno che non sia assolutamente necessario. Se è necessario spostarlo, tenere la testa, il collo e la colonna vertebrale sempre allineate.
  • Non tentare di rimuovere vestiti, tessuto o grumi di sangue dalla ferita poiché posso avere una utile funzione emostatica.
  • Evitare di contaminare la ferita con mani o oggetti sporchi.

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