Confronto tra munizioni ricaricate: il test

Confronto tra munizioni ricaricate il test
© Simone Bertini

Il confronto tra quattro munizioni ricaricate permette di valutare eventuali differenze fra assetti molto simili eppure completamente diversi.

Ci siamo sbizzarriti in un divertissement, per dirla alla francese; potendo disporre di strumenti ufficiali per la misurazione e la valutazione scientifica delle cartucce (dati di Banco), abbiamo voluto sviluppare un confronto tra munizioni ricaricate. Con un obiettivo esplicito: capire che cosa accade se realizziamo una cartuccia praticamente identica, ma destinata a scopi diversissimi. E i risultati sono davvero interessanti.

  1. Siamo nel periodo del passo della beccaccia e ci piace molto utilizzare piombo fine, perché crediamo che un elevato numero di pallini possa compensare il minor effetto lesivo del piombo piccolo, specialmente in assenza di una robusta vegetazione fogliare. Prepariamo quindi una cartuccia dispersante con piombo numero 10.
  2. Siamo in pieno periodo autunnale durante il passo dei migratori di piccole dimensioni e vogliamo allestire una cartuccia per caccia generica da utilizzare alle brevi-medie distanze, caricata con una borra bior; sappiamo che questa tipologia di borraggio consente una certa flessibilità anche allo sparo e allestiamo quindi una cartuccia con piombo numero 10.
  3. Stesso discorso di sopra, ma ci troviamo a quaglie e vogliamo preparare una cartuccia con piombo fine da utilizzare in prima e in seconda canna, giocando magari con le strozzature del nostro fucile per ottenere i migliori risultati alle distanze di ingaggio: prepariamo una cartuccia con couvette e borra in feltro con piombo numero 10.
  4. Stiamo cacciando i migratori di piccole dimensioni, ma in seconda (o terza) canna vogliamo qualche possibilità in più per allungare la portata utile del tiro; allestiamo perciò una cartuccia con piombo numero 10 e borraggio con contenitore.

Che cosa hanno in comune queste quattro soluzioni, in apparenza così diverse? Il calibro (12), la polvere (G2000 b, anche come quantità), il piombo (numero 10 e quantità, 28 grammi) e il bossolo. E dentro? E come si comporteranno al Banco? È giunto il momento di svelare il (piccolo) arcano.

Confronto tra munizioni ricaricate: qualità condivise

Il bossolo, calibro 12, è un Fiocchi traslucido alto 67 millimetri. Su di esso, almeno nell’assetto dedicato alla beccaccia, è presente una stampa dell’arcera; sugli altri bossoli poco altro, al limite soltanto la numerazione del piombo. Abbiamo riposto le cartucce preparate nell’apposita scatolina Siarm in cartone proporzionata al calibro, utile più che mai per annotare i dati di ricarica.

Il fondello è un semplicissimo tipo 1 ottonato alto soli 8 millimetri. Anche l’innesco non cambia: si tratta del Fiocchi 616, caratterizzato dal corpo ramato e dalla vernice protettiva copri foro di vampa di colore bianco. Anzi, per dare alla nostra prova un’impronta a 360°, abbiamo pure utilizzato qualche bossolo Fiocchi con il vecchio innesco 616, connotato dal corpo acciaioso e dalla vernice protettiva copri foro di vampa di colore bianco.

Abbiamo tenuto costante la polvere, per dare uniformità alla prova; abbiamo infatti utilizzato la G2000 b della Baschieri e Pellagri. La lettera b identifica la polvere e la distingue dalla quasi omonima G2000 a, destinata invece a caricamenti di 24 grammi di piombo. La polvere, sotto forma di lamelle quadrate di circa 1,4 millimetri di lato e 0,25 millimetri di spessore, con una densità gravimetrica di circa 500 grammi/L, appare di colore verde-grigio: è una doppia base attenuata con circa l’80% di nitrocellulosa e il 16% di nitrogelatina (più stabilizzanti e nitrati). È piuttosto vivace, nella gamma delle polveri Baschieri & Pellagri seconda solo alla G2000 a. La dose prevista per questo assetto è di 1,40 grammi. Il lotto della polvere è il 19166 del 2019.

Le cartucce prendono forma

I borraggi ovviamente cambiano. La cartuccia numero 1 ha infatti una borra dispersante Gualandi calibro 12, caratterizzata dal contenitore con le alette a frattura programmata, la croce centrale e la base ammortizzante; la 2 presenta una borra bior FreeShots della labronica Cheddite di colore azzurro da circa 33 millimetri complessivi di altezza; la numero 3 presenta, allo scopo di tenuta gas, una couvette di plastica della Baschieri & Pellagri da 6,5 millimetri, sormontata da un feltro vegetale Diana alto 19 millimetri; la numero 4 presenta una borra contenitore della Baschieri & Pellagri, una Z2M alta 24 millimetri con contenitore dalle alette a frattura programma e base ammortizzante.

I pallini li abbiamo dosati in 28 grammi, nella numerazione 10 (1,9 mm di diametro), per tutte le soluzioni proposte. È una grammatura non esagerata (molto vicina all’oncia inglese: 28,35 grammi), che rende molto sul campo di caccia in svariati contesti venatori e sui selvatici. Oltretutto ben difficilmente risulta punitiva per la spalla, anche se sparata in grandi quantità. Standard la qualità del piombo, con pallini di buona uniformità dimensionale, sfericità e lucentezza. La chiusura è eseguita con una classica stellare ma a cinque pliche.

Le misure delle cartucce finite (media di dieci distinte misurazioni):

  1. 55,77 millimetri, per un peso totale di 39,38 grammi;
  2. 55,72 millimetri, per un peso totale di 38,90 grammi;
  3. 55,88 millimetri, per un peso totale di 39,69 grammi;
  4. 55,87 millimetri, per un peso totale di 38,81 grammi.

I valori, assolutamente in linea fra le quattro cartucce, testimoniano come si può partire da una base comune per costruire assetti completamente differenti per scopi e finalità.

La gallery fotografica

Raffronto al Banco

In questa prova non vi faremo vedere le prove in placca (spariamo regolarmente ognuno di questi assetti e vi garantiamo che i pallini fanno il loro dovere, senza dubbio). Lo scopo era infatti verificare con dati ufficiali la sostanziale uniformità dei quattro assetti. I dati di Banco, misurati a norma Cip con canna cilindrica da 70 centimetri, cartucce climatizzate a 20°C e 60% umidità relativa) hanno fatto registrare i seguenti valori medi:

  1. pressione circa 811 bar; V2,5 394 m/s; tempo di canna 2.654 μs;
  2. pressione circa 703 bar; V2,5 390 m/s; tempo di canna 2.779 μs;
  3. pressione circa 695 bar; V2,5 379 m/s; tempo di canna 2.771 μs;
  4. pressione circa 692 bar; V2,5 di 393 m/s; tempo di canna 2.736 μs.

Evidenziando una costante omogeneità fra i vari parametri balistici considerati, simili valori parlino da soli. A volere essere pignoli, l’unico dato che si discosta leggermente è relativo alla cartuccia numero 1, quella allestita con borra dispersante e che richiede una punzonatura Hp, alte prestazioni, per poter essere sparata.

Un confronto tra munizioni senza voler generalizzare

Questo confronto tra munizioni ricaricate è un semplice esercizio stilistico? Una prova inutile? Crediamo di no e crediamo fermamente che molti di voi saranno affascinati da questa prova comparativa che illustra, se mai ce ne fosse bisogno, che il mondo della ricarica è particolarmente intrigante, a patto di non dare mai nulla per scontato e di passare sempre e comunque da un Banco di Prova autorizzato per una verifica delle vostre realizzazioni. Nel caso specifico abbiamo voluto farvi vedere come, mantenendo fermi alcuni parametri fra cui l’innesco e la polvere, sia dose sia tipologia, si possa cambiare il tipo di cartuccia per poter ingaggiare selvatici diversi e con soluzioni completamente diverse. Precisazione: tutti gli assetti brillano per rendimento e sono delle vere cartucce.

Infine, ultimo ma necessario dato di commento: il risultato balistico si è rivelato molto simile con questa polvere e con queste dosi. Non si può in alcun modo estrapolare e generalizzare per arrivare a concludere che basta tenere costante la dose della polvere per avere lo stesso risultato con borraggi differenti. No. Però qui ci siamo riusciti.

Il test completo, con la composizione di ogni cartuccia e l’analisi dettagliata di tutti i dati di banco, sarà pubblicato su Caccia Magazine febbraio 2021 in edicola dal 20 gennaio.