Oltremanica, per la pernice rossa ha funzionato bene la combinazione di rimozione dei predatori, gestione dell’habitat, alimentazione supplementare e prelievo venatorio sostenibile. La consistenza della popolazione è aumentata significativamente.
La pernice rossa fu introdotta per la prima volta in Gran Bretagna addirittura nel 1673, ma gli esemplari immessi non sopravvissero a lungo e altri successivi tentativi di immissione fallirono ugualmente.
Le prime introduzioni di successo furono ottenute tra 1770 e 1777, impiegando semplici galline per l’incubazione delle uova e l’allevamento dei piccoli. Proprio come viene oggi consigliato per la reintroduzione della starna o la ricostituzione di popolazioni selvatiche di fagiano.
Le prime pernici rosse provenivano dalla Francia e per questo vennero chiamate pernici francesi. Tuttavia un recente studio ha dimostrato che le attuali popolazioni di pernice rossa del Regno Unito sono ormai ibridate con la pernice orientale, sebbene il rilascio di chukar sia stato vietato a partire dal 1992.
Una prima contrazione
Se negli anni Trenta le pernici rosse erano presenti in circa il 30% della Gran Bretagna, intorno al 1959 fu osservata una loro leggera contrazione. Probabilmente a seguito di un pesante prelievo venatorio e al tentativo in alcune aree di eliminarle a causa del loro minore interesse venatorio rispetto alle starne.
Il punto di svolta nell’espansione della pernice rossa si è però verificato all’incirca verso la metà degli anni Sessanta. Fu l’inizio delle immissioni pronta caccia, il put and take in inglese. Nel 1961 veniva valutato che solo il 19% delle aziende immetteva pernici rosse allevate in quantità modeste. Da allora il numero di pernici rosse immesse è aumentato in modo esponenziale.
Le pernici rosse sono oggi presenti nella maggior parte dell’Inghilterra, del Galles orientale e della Scozia orientale, con una dispersione anche in Irlanda. Gli ultimi rilevamenti indicano la presenza di circa 72.500 coppie di pernici rosse selvatiche. E sebbene la densità di queste coppie sia diminuita del 19% tra il 1967 e il 2010, tale declino è risultato di gran lunga inferiore a quello sofferto dalla starna. Questa nell’arco dei medesimi quarant’anni è invece diminuita dell’80%.
La situazione attuale
L’attuale distribuzione e abbondanza di pernici rosse in Gran Bretagna è dovuta principalmente al rilascio di soggetti allevati in cattività. Data questa situazione, molte aree sono ovviamente caratterizzate da elevate densità di soggetti immessi durante la stagione venatoria, ma da numeri di coppie nidificanti assai limitati.
Nonostante ciò, come del resto anche nel caso delle starne, le densità di coppie primaverili più elevate di pernici rosse selvatiche sono registrate nelle aziende agricole che effettuano una gestione conservativa della specie.
In queste realtà sono state raggiunte densità superiori alle dieci coppie/km2, con punte addirittura di 25 coppie/km2. In un’area dimostrativa, come verrà illustrato più avanti, la densità delle coppie primaverili è passata da 4,9 coppie/km2 a un massimo di 18,9 coppie/km2 . Nel contempo si attua un prelievo venatorio sostenibile.
I carnieri
Un censimento dei carnieri di caccia, attuato in oltre mille tenute in tutto il Regno Unito a partire dal 1961 (con dati risalenti, in alcuni casi, addirittura al 1789), ha dimostrato che fino a circa il 1970 la caccia alle pernici rosse dipendeva dalla produttività delle popolazioni selvatiche. Ciò si rifletteva inevitabilmente in una notevole variazione del carniere da un anno all’altro.
Nella parte dell’Inghilterra più popolata di pernici rosse selvatiche, il carniere medio era di sette-otto animali per 100 ettari negli anni Sessanta. Localmente poteva superare anche i 30 animali abbattuti per 100 ettari. Questo poteva avvenire in anni caratterizzati da un buon successo riproduttivo. Negli anni scarsi i carnieri scendevano al di sotto dei tre animali per 100 ettari.
Da allora, il ricorso a immissioni di pernici rosse allevate in cattività è andato progressivamente aumentando. Al giorno d’oggi oltre i due terzi delle proprietà che partecipano al censimento nazionale dei carnieri dichiarano di effettuare rilasci di pernici rosse finalizzati esclusivamente al prelievo venatorio.
Negli ultimi cinque anni, la densità media di pernici rosse rilasciate è così arrivata a 370-420 uccelli per 100 ettari. Il numero di quelle abbattute ammonta, in media, a 145 animali per 100 ettari, con un ritorno venatorio tra soggetti immessi e soggetti abbattuti del 35-40%.
Attualmente, mettendo insieme le aziende che basano il proprio esercizio venatorio su pernici rosse immesse e quelle che viceversa cacciano solo pernici rosse selvatiche, si calcola che nel Regno Unito vengano abbattute in media 95 pernici rosse per 100 ettari.
Un’esperienza di concreta gestione faunistica e venatoria
Per dare impulso a una proficua attività venatoria basata, però, solo su pernici rosse selvatiche, il Game and Wildlife Conservation Trust, prestigioso istituto cui il mondo venatorio internazionale è creditore di tante importanti scoperte sulla piccola selvaggina stanziale, ha realizzato, tra il 2002 e il 2010, un’esperienza di concreta gestione faunistica e venatoria della pernice rossa (Royston Grey Partridge Recovery Project) a Royston, nel Hertfordshire, nell’Inghilterra sudorientale.
Il progetto ha mirato a dimostrare che è possibile ripristinare popolazioni di starne selvatiche in un ambiente agricolo redditizio. Poiché le pernici rosse selvatiche hanno esigenze simili alle starne, anch’esse sono state monitorate per valutare la loro risposta a una gestione oculata.
L’area nella quale è avvenuta questa sperimentazione copriva 996 ettari. Un’area adiacente con una superficie di 1.311 ettari, nella quale non è stata effettuata alcuna gestione, è stata utilizzata come area di riferimento per il confronto.
Habitat e predatori
Quattro sono state le fondamentali misure gestionali adottate in questo esperimento.
La prima misura è consistita nella rimozione dei predatori, condotta da un guardiacaccia impiegato a tempo pieno. Il controllo, del tutto legale, è stato realizzato a carico di volpi, ermellini e donnole, quali predatori degli adulti, e di cornacchie, corvi, taccole e gazze, in quanto predatori dei nidi.
Lo scopo della rimozione dei predatori è stato quello di ridurre la predazione durante la stagione riproduttiva, soprattutto nel periodo in cui le pernici rosse nidificano e allevano i pulcini. Nessuna specie di predatori è stata eradicata. Tutte sono state reintegrate nel proseguo della stagione dalla zona circostante. Le volpi sono state abbattute con fari e tramite lacci. I mustelidi sono stati intrappolati in tunnel. I corvidi sono stati catturati mediante trappole a gabbia con richiamo vivo (Larsen).
La seconda misura è stata finalizzata al miglioramento dell’habitat. Gli agricoltori presenti nell’area sperimentale sono stati incoraggiati a fornire una copertura favorevole alla nidificazione, all’allevamento della prole e al rifugio invernale. Questo adottando semplicemente le opzioni previste e sovvenzionate dal regime agroambientale.
L’area di terreno che ha fornito la copertura per la nidificazione è variata tra il 6% e il 9%. Un terzo di questa superficie è stato fornito dal set-aside, con le banchine erbose e le siepi. Gli ambienti ricchi di insetti, favorevoli alla nidificazione e all’allevamento delle nidiate, hanno coperto una superficie compresa tra un minimo del 3% a un massimo del 17,5%.
Il foraggiamento e la caccia
La terza misura è stata attuata con il foraggiamento. Il guardacaccia ha fornito il grano, attraverso delle mangiatoie poste lungo le siepi e sui margini dei campi, da settembre a marzo.
I siti di foraggiamento sono stati installati con una densità di 14 alimentatori per km2. Queste mangiatoie sono state destinate all’alimentazione delle brigate delle pernici rosse e delle starne all’inizio dell’autunno e delle coppie delle due specie durante l’inverno e la tarda primavera.
La quarta misura è stata rappresentata da un’attività venatoria conservativa e non distruttiva. Le pernici rosse e i fagiani sono stati cacciati durante l’intera durata dell’esperimento, senza alcuna interruzione. Il numero delle giornate di caccia e i prelievi quotidiani sono stati attentamente pianificati, con l’obiettivo di cacciare non più di un terzo delle pernici rosse e dei fagiani contati all’inizio di settembre, al termine della riproduzione. Non è stata invece consentita la caccia alle starne.
Le coppie delle pernici rosse sono state contate a marzo, prima dell’inizio della stagione riproduttiva, e le brigate a fine estate, dopo il raccolto, al termine della riproduzione, sia nell’area dimostrativa che in quella di confronto. Sono stati così registrati il numero delle coppie, il numero e la dimensione delle nidiate, distinguendo il sesso dei genitori e il numero dei giovani senza alcuna distinzione.
Prima dell’inizio del progetto, la densità primaverile di pernice rossa era risultata di 4,9 coppie/km2 all’interno dell’area destinata alla gestione e di 5,6 paia di coppie/km2 nell’area di riferimento. Dopo soli tre anni di gestione mirata, la densità delle coppie primaverili di pernici rosse è aumentata quasi del quadruplo. Si è passati dalle iniziali 4,9 coppie/km2 alle 18,9 coppie/km2 di fine studio.
Un esperimento vincente
In seguito alla messa in opera delle misure gestionali, la consistenza autunnale della popolazione di pernici rosse è aumentata di sei volte in cinque anni. Prima dell’inizio dell’esperimento, la densità delle nidiate, sia nell’area dimostrativa sia in quella di confronto, era risultata di 0,7 nidiate/km2. Tramite la gestione, la densità delle nidiate è aumentata nell’area dimostrativa fino a un massimo di 9,4 nidiate/km2. Nell’area di riferimento, negli stessi anni, la densità media delle nidiate è risultata invece di 1,5 nidiate/km2.
In conclusione, la combinazione di rimozione dei predatori, gestione dell’habitat, alimentazione supplementare e prelievo venatorio sostenibile ha funzionato bene per le pernici rosse. La consistenza della popolazione è aumentata significativamente, insieme peraltro a quella della starna.
Come dimostra questa esperienza inglese, non è assolutamente vero che sia impossibile, ai nostri giorni, conciliare tra loro caccia e popolazioni selvatiche. Di conseguenza, ritornando in Italia, sarebbe assai più produttivo smettere di dare per spacciate starne, pernici rosse e fagiani. Più utile rimboccarsi le maniche per realizzare una proficua strategia di gestione faunistica e venatoria di queste specie.
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