Nel video tutorial della Caccia Magazine Academy Marco Caimi spiega come gestire il piazzamento del colpo nel capriolo.
Arma, calibro, munizioni e tipo di palla hanno un’influenza indubbia sull’esito di un tiro di caccia di selezione, ma più di tutto è fondamentale il corretto piazzamento del colpo: solo se si sa mettere il proiettile nel punto giusto si può ottenere un abbattimento rapido, immediato e il più possibile privo di sofferenze; a questo tema, bersaglio il capriolo (è il cervide più cacciato in Italia; e, escluso il cinghiale, l’anatomia dei suoi organi interni è molto simile a quella degli altri ungulati), Marco Caimi ha dedicato un nuovo video della Caccia Magazine Academy, pubblicato sul canale YouTube di Caccia Magazine, al quale conviene iscriversi per ricevere una notifica a ogni pubblicazione.
La zona che bisogna attingere è quella collocata tra la spalla e la prima parte della cassa toracica, dove si trovano polmoni, cuore, fegato, arterie e nervi principali e dunque dove l’impatto della palla e il conseguente shock idrodinamico sono in grado di provocare una morte pressoché immediata.
Oltre che allo stomaco e all’intestino (la ferita, non immediatamente mortale, contamina irrimediabilmente le carni), bisogna evitare di puntare alla testa, bersaglio piccolo e in continuo movimento: è sufficiente sbagliare di pochi centimetri per colpire la mandibola, consentire al capriolo di fuggire per diversi chilometri e costringerlo a morire d’inedia, morte lunga e dolorosa, impossibilitato ad alimentarsi.
Quattro possibili situazioni
Il caso di scuola si configura quando il capriolo è disposto a cartolina, ossia perpendicolarmente rispetto alla traiettoria di tiro. Sono due i tiri disponibili: nella massa muscolare della spalla; o appena dietro la spalla, nella zona toracica. La differenza è sostanziale: se si colpisce la parte anteriore si ottengono un effetto immediato ma maggiori danni alle carni; se si colpisce la cassa toracica è possibile che il capriolo non cada sull’ombra, ma prima di morire riesca ad allontanarsi per poche decine di metri.
Quando il capriolo è parzialmente di punta e non si può attendere che si giri, non si può sparare dietro la spalla (il foro d’uscita finirebbe in piena zona gastrica e intestinale): bisogna mirare alla porzione anteriore della spalla, in modo da generare il tramite entro la cassa toracica. Si otterrà un danno abbastanza importante (si colpiranno le masse muscolari, probabilmente l’osso della spalla), però interamente all’interno della cassa toracica: elevato il dissanguamento, immediata la morte.
Tiri consentiti e da evitare
Quando il capriolo è di punta e vicino (non oltre 40-50 metri; 100 se l’appoggio è molto buono e la carabina molto precisa), si può optare per un tiro limite, nella porzione inferiore del collo (non nella zona toracica: entrando nella punta del petto, la palla raggiungerebbe stomaci e intestino), così da ledere la spina dorsale. In questo caso non si otterrà dissanguamento: pertanto, non appena raggiunta la carcassa, il cacciatore dovrà servirsi d’un coltello per recidere le arterie principali.
Se il capriolo è girato parzialmente nella direzione opposta. non si spara alla spalla, tiro inutilmente rischioso: bisogna cercare la parte posteriore della cassa toracica, subito prima dell’area degli stomaci, così da ottenere il foro d’uscita nella parte anteriore dell’altra spalla.
Non si spara mai quando l’animale è di culo: è un colpo stupido, che provoca ferite gravi, danneggia le carni e rischia di rendere impossibile il recupero.
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