Dopo aver visionato il documento che il ministero dell’Ambiente ha inviato alle Regioni, l’Arcicaccia fa sapere che la caccia alla tortora sarà possibile solo nei territori coperti dalla flyway occidentale.
La tortora è in ripresa nella rotta occidentale, quella che in Italia copre Valle d’Aosta, Liguria e Piemonte, regioni nelle quali (anche se «con numeri veramente piccoli») potrà essere prelevabile; nel resto d’Italia, anche se le parole dell’assessore Alessio Mammi sul calendario venatorio dell’Emilia Romagna avevano suggerito il contrario, «non ci sarà niente da fare»: nonostante la chiusura della caccia disposta già dall’anno scorso, «la tendenza appare piuttosto negativa».
Le parole compaiono in un comunicato dell’Arcicaccia, che ha preso visione d’una nota rivolta dal ministero dell’Ambiente alle Regioni.
Nella rotta occidentale la popolazione stimata nel 2024 è la più alta dal 2009: più di 2,13 milioni le coppie riproduttive; la tendenza è passata da «moderato declino» del 2021 a «moderato aumento». Pertanto la Commissione europea propone la riapertura della caccia, fino al raggiungimento di 132.000 abbattimenti complessivi; in Italia la quota è pari a 924 tortore, il 30% in meno rispetto alle 1.320 previste in origine.
Nella rotta centro-orientale, invece, il monitoraggio conferma che «continua il declino» e che lo stato complessivo sta peggiorando. Nel 2024 la popolazione ha raggiunto il livello più basso dell’intera serie: dal 2005 il calo è pari al 46%.
Dato l’aggravarsi della situazione, si legge nella nota, «la raccomandazione tecnica per la flyway centro-orientale [replica] quella formulata negli anni precedenti: mantenere e far rispettare il prelievo zero nella stagione venatoria 2025/2026». Questa disposizione rimarrà in vigore finché non si registreranno «condizioni simili a quelle rilevate per la flyway occidentale».
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