Luana Zanella, capogruppo dell’Alleanza Verdi-Sinistra alla Camera, chiede al governo Meloni d’intervenire rapidamente in risposta all’avvio della procedura d’infrazione europea sulle armi.
La capogruppo Luana Zanella ha identificato il problema («enorme») «nell’uso criminale delle armi da caccia», sulle quali «non esistono norme sufficientemente rigide»: così l’Alleanza Verdi-Sinistra, una delle forze d’opposizione, spiega l’avvio dell’ultima procedura d’infrazione europea contro l’Italia; segue la richiesta al governo Meloni, sollecitato a «una risposta tempestiva».
Per Zanella «sono troppo semplici» le procedure con cui «ai civili» si concedono «le armi per fini venatori e sportivi», senza «adeguate verifiche delle condizioni psichiche» di chi presenta la richiesta.
In aggiunta Zanella chiede «un monitoraggio» delle condizioni di detenzione delle armi, «se siano adeguate a prevenire furti», e del milione e mezzo di licenze di porto, numero che valuta «molto alto considerando che i cacciatori sono 475.000 e gli iscritti alle Federazioni del tiro del Coni (sic) meno di 100.000». Dunque c’è bisogno «di verifiche attente», soprattutto sulla base «[del numero] crescente dei femminicidi: avere un’arma dev’essere uno stato d’eccezione».
Una lettura strumentale
Prima ancora della risposta del governo, bisogna attendere per sapere quali sono le contestazioni mosse all’Italia dalla Commissione europea. Zanella si dice convinta che siano queste, ed è lecito dubitare; com’è lecito dubitare del fatto (ma lo si ha chiaro solo se si legge la realtà senza pregiudizi) che in Italia esista un problema («enorme») legato all’uso criminale delle armi da caccia.
Semmai bisognerebbe aumentare l’attenzione verso la detenzione illegale di armi clandestine: è raro che per commettere un reato ci si serva di un’arma regolarmente detenuta e denunciata; ad alcuni settori della politica però fa comodo la strumentalità d’un racconto diverso.
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