La riproduzione del fagiano

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La scelta del maschio da parte delle femmine di fagiano è un insieme approfondito di aspetti fisici e genetici, volto a garantire il miglior incontro possibile tra i due partner per migliorare la capacità della specie di autosostenersi e perpetuarsi nel tempo, di generazione in generazione.

La fase della riproduzione rappresenta un momento assai delicato per tutti gli animali. Lo è forse ancor di più per la piccola selvaggina stanziale i cui rappresentanti, soprattutto negli ultimi anni, fanno spesso fatica a portare a termine con successo l’evento riproduttivo. Questo a causa della perdita degli habitat idonei all’accoppiamento, alla nidificazione e all’accrescimento dei nuovi nati, talvolta per inidoneità fisiologica o etologica dei singoli esemplari (nel caso di animali immessi), e per la presenza di numerosi predatori attratti dalle nascite.

Tra le diverse specie di galliformi, il fagiano attua una strategia riproduttiva basata sulla poliginia. Generalmente un maschio feconda tre o quattro femmine.  All’inizio della primavera, i branchi invernali dei fagiani iniziano a disgregarsi e i vari maschi tendono ad allontanarsi alla ricerca di un proprio territorio. Non appena stabilitosi in una determinata zona, il maschio inizia a manifestare la propria presenza con il canto.

In questa fase gli individui territoriali tendono a essere aggressivi e spesso possono affrontare altri maschi intenzionati a invadere la zona. Nelle fasi di corteggiamento, che si protrarranno per tutta la primavera, il fagiano maschio adotta frequentemente atteggiamenti e posture finalizzati a valorizzare aspetti fisici come il colore della livrea, sgargiante nel periodo nuziale, oppure le caruncole, o ancora le penne delle ali.

Corteggiamento e primi accoppiamenti

Generalmente il maschio tende a percorrere itinerari abituali all’interno del proprio territorio, fermandosi periodicamente al fine di ergersi con postura rigida per emettere il proprio richiamo e sbattere le ali. In questa maniera le femmine vengono attratte e finiscono per stabilirsi nei paraggi del maschio.

Durante il periodo degli amori il maschio inizia fin dalle prime luci dell’alba a far risuonare il richiamo nuziale e, subito dopo, a sbattere le ali. Solo al termine di questo comportamento, che può protrarsi anche dopo l’alba, il maschio territoriale inizia a muoversi all’interno del proprio territorio. Si fa seguire da una o più femmine che verranno corteggiate attraverso posture e atteggiamenti finalizzati a valorizzare l’aspetto fisico e la livrea dell’esemplare dominante. A tutto questo potrà poi seguire l’accoppiamento vero e proprio.

I primi accoppiamenti iniziano attorno al mese di aprile. Durante l’atto di accoppiamento il maschio può rivelarsi anche piuttosto aggressivo e violento. Al suo termine la femmina va a ritirarsi nella propria area di nidificazione e inizia così la deposizione delle uova. A differenza, per esempio, di quanto accade nella pernice rossa, il maschio di fagiano non collabora né durante le pratiche di cova, né per altre cure parentali.

I perché di una strategia riproduttiva

Gli zoologi hanno provato, nei decenni, a dare diverse spiegazioni alla strategia poliginica legata alla riproduzione. Una prima ipotesi vede nel ruolo del maschio territoriale una sorta di garanzia per le femmine in termini di fornitura di cibo prodotto da quello stesso territorio. Un’area difesa dal maschio territoriale capace di produrre cibo di elevato valore nutrizionale in buone quantità andrebbe ad assicurare alle femmine adeguate scorte energetiche.

Circa una trentina di anni fa si è tuttavia compreso come, generalmente, i siti di nidificazione delle fagiane siano localizzati al di fuori dei territori maschili, a una distanza massima di circa 200 metri in zone con copertura vegetazionale diversa da quella presente nelle aree difese dai maschi. Questo fatto ha condotto a una nuova ipotesi. Le femmine sceglierebbero i maschi in funzione della loro qualità fisica, data per esempio dalla grandezza delle caruncole e dalla qualità del piumaggio.

Altre teorie vedono di primaria importanza nell’ambito della strategia riproduttiva il ruolo del maschio in termini di vigilanza verso i predatori.

Dall’analisi di tutte queste diverse ipotesi scientifiche, si comprende come esse possano essere almeno parzialmente complementari tra loro e come probabilmente la strategia poliginica sia comunque sempre legata anche all’importanza che le femmine attribuiscono ai caratteri sessuali secondari esibiti dal maschio. La dimensione delle caruncole, la lunghezza della coda o degli speroni rappresentano indubbiamente dei fattori capaci di evidenziare il buono stato fisico dell’animale e quindi la sua capacità di garantire alle femmine le migliori potenzialità riproduttive e genetiche.

Fagiani più belli e più sani

Nelle specie sessualmente dimorfiche, come è il fagiano, i partner possono valutare la qualità genetica del compagno, che può essere trasmessa alla prole valutando gli ornamenti sessuali secondari in termini legati alla loro dimensione ed eventualmente alla loro simmetria. Occorre ricordare che in tutti i vertebrati un aspetto importante della qualità genetica è rappresentato dall’efficienza del sistema immunitario e in particolare dal cosiddetto complesso maggiore di istocompatibilità, localizzato sul braccio corto del cromosoma 6. Gli ornamenti fisici possono rappresentare manifestazioni esteriori palesi di una resistenza complessivamente buona agli agenti patogeni e di conseguenza di un buon patrimonio genetico.

Da oltre una decina di anni i ricercatori hanno ormai dimostrato che esistono delle vere e proprie correlazioni tra le caratteristiche degli ornamenti e i relativi profili genetici Mhc legati al sistema immunitario. Per esempio, dal confronto tra le caratteristiche esteriori delle ornamentazioni presenti nei fagiani maschi e una specifica porzione di geni Mhc sono state rilevate significative differenze nella presenza di specifici genotipi Mhc tra maschi dotati di caruncole grandi oppure piccole. I genotipi omozigoti si sono rivelati in grado di individuare con maggior correttezza i maschi dotati di caruncole grandi piuttosto che gli esemplari con caruncole di dimensioni contenute.

La mediazione degli ormoni

La significatività nell’associazione tra la dimensione dello sperone e la presenza di genotipi Mhc si è rivelata un po’ più marginale. Addirittura non è stata trovata alcuna associazione significativa tra i genotipi Mhc e l’asimmetria fluttuante delle caruncole. Fin dal 2010 i primi risultati raggiunti in questo tipo di ricerche hanno iniziato a suggerire che le femmine di fagiano possono impiegare la dimensione dei caratteri sessuali ornamentali maschili quali gli speroni e soprattutto le caruncole come un elemento per valutare la qualità del partner e quindi per scegliere i maschi portatori di profili genetici Mhc particolarmente idonei a garantire la sopravvivenza della specie, in virtù di un sistema immunitario più efficace.

Non solo le fagiane, ma anche le femmine di tante altre specie di vertebrati si accoppiano selettivamente con i maschi sulla base dei geni del complesso maggiore di istocompatibilità. Essendo un processo mediato dagli ormoni androgeni, tutto questo produce conseguenze a lungo termine che andranno a influenzare l’animale adulto; l’accoppiamento e il successo riproduttivo possono dipendere dall’effetto combinato di profili genetici Mhc ed esposizione agli androgeni durante lo sviluppo iniziale dell’embrione.

Chi si somiglia si piglia

Nuovi studi hanno evidenziato che le femmine di fagiano tendono a evitare l’accoppiamento con maschi in possesso di un genotipo Mhc completamente diverso dal proprio. Prediligono la scelta di maschi con cui condividono almeno un allele Mhc. Inoltre sembra che le femmine tendano a evitare anche l’accoppiamento con maschi con profili Mhc identici.

Questi risultati prodotti dalla ricerca suggeriscono che le fagiane finiscono per apprezzare maggiormente maschi con una diversità Mhc intermedia. L’eterozigosi nei profili Mhc dei maschi o comunque una loro elevata diversità non porta questi esemplari a esprimere particolari caratteri ornamentali o status di dominanza. Nel fagiano la scelta dei partner legata ai profili genetici Mhc potrebbe essersi evoluta principalmente per ridurre l’influenza di un’elevata eterozigosi nei confronti della progenie, che avrebbe potuto condurre per esempio a un aumento del rischio di malattie autoimmuni o alla degradazione di pool genici coadattati.

Aspetti invisibili che regolano la riproduzione del fagiano

In pratica, quindi, la naturale scelta del maschio con cui accoppiarsi da parte della fagiana sembra rivelarsi come un insieme approfondito di aspetti fisici e genetici, alcuni visibili e altri non percepibili al nostro sguardo di osservatori.

Un insieme straordinariamente complesso ma allo stesso tempo anche volto semplicemente a garantire il miglior incontro possibile tra i due partner, tale da scongiurare sia una negativa consanguineità sia un’eccessiva diversità genetica, che sarebbero entrambe foriere di una scarsa fitness e di conseguenti grandi difficoltà nella capacità della specie di autosostenersi e perpetuarsi nel tempo, di generazione in generazione.

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