Caccia sociale, i timori della Libera Caccia

Caccia sociale: cacciatore di spalle
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La Libera Caccia teme che il protocollo siglato da Coldiretti, Agrivenatoria biodiversitalia, Fondazione Una e Federparchi possa rappresentare un attacco alla caccia sociale in Italia.

In allarme non c’è solo l’Arcicaccia: anche la Libera Caccia teme che il nuovo protocollo siglato da Coldiretti, Agrivenatoria biodiversitalia, Fondazione Una e Federparchi, che chiedono alla maggioranza di destra modifiche alla normativa sulle aziende faunistico-venatorie, possa rappresentare un attacco alla caccia sociale.

In una nota il presidente nazionale Paolo Sparvoli si dichiara «non più disponibile a sedersi allo stesso tavolo con coloro che si stanno facendo promotori dell’abolizione dell’articolo 842 del codice civile», quello che regola l’accesso dei cacciatori ai fondi privati. Per impedire che produca i propri effetti non è necessario abrogarlo; ridurre la quota di territorio a caccia programmata «sancirebbe infatti la nascita di quella caccia a pagamento che tanta simpatia sta suscitando in alcune associazioni agricole e, purtroppo, venatorie». Nella discussione Sparvoli coinvolge anche il Comitato nazionale caccia natura, che fa parte della cabina di regia del mondo venatorio e al quale chiede «una presa di posizione chiara».

La risposta è arrivata rapidamente. Ribadendo «il pieno sostegno» alla nuova alleanza tra cacciatori e agricoltori rappresentata dalla nascita di Agrivenatoria biodiversitalia, il Cncn sottolinea «l’intoccabilità dell’articolo 842»; ma per salvaguardare la biodiversità e la caccia in Italia ritiene necessario «un sistema di alleanze e di collaborazione», non «la polemica sterile».

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