Normativa sulle aziende faunistico-venatorie, le richieste al governo

Normativa sulle aziende faunistico-venatorie: cinghiale nella macchia mediterranea
© Juan Aceituno / shutterstock

Agrivenatoria biodiversitalia, Coldiretti, Federparchi e Fondazione Una chiedono di modificare la normativa che regola l’esistenza delle aziende faunistico-venatorie.

Il governo e la maggioranza di destra dovranno valutare se apportare alcune modifiche alla normativa sulle aziende faunistico-venatorie italiane, riconoscendone il ruolo nel mantenimento di ecosistemi, flora e fauna selvatiche e rendendo automatico il rinnovo delle concessioni «al fine di garantirne la continuità operativa». Glielo chiedono Agrivenatoria biodiversitalia, Coldiretti, Federparchi e Fondazione Una nel protocollo presentato e firmato nel corso del convegno intitolato ai cacciatori come custodi della biodiversità; vi ha preso parte anche Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare.

Nel protocollo si chiedono inoltre modifiche al regolamento che disciplina la raccolta dei frutti spontanei all’interno delle aziende faunistico-venatorie, maggiori incentivi al turismo e una normativa nazionale per la filiera della carne di selvaggina; in questo modo «si potrà tutelare a livello sia commerciale sia gastronomico il ruolo di queste carni nelle tradizioni alimentari italiane»; e, «soprattutto nelle aree interne del Paese», si potenzierà l’economia e si creeranno nuovi posti di lavoro.

Le richieste di Coldiretti, Fondazione Una e Federparchi

Per Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, le aziende faunistico-venatorie rappresentano «una componente strategica per tutelare la biodiversità dei territori e contribuiscono a controllare l’espansione della fauna selvatica». Maurizio Zipponi (Fondazione Una) si dice convinto che «la creazione di una normativa nazionale che armonizzi gli attuali regimi regionali di gestione della filiera delle carni di selvaggina permetterebbe alle aziende faunistico-venatorie di generare economia e reddito»; grazie ai sistemi di tracciabilità e ai controlli igienico-sanitari la salute pubblica resterebbe comunque sempre salvaguardata.

Insieme al turismo «la filiera agroalimentare» nota Giampiero Sammuri (Federparchi) «rappresenta il comparto più avanzato» nella conservazione della natura, la tutela della biodiversità «e la promozione di modelli di sviluppo sostenibile»; pertanto «produzioni agricole e alimentari di qualità costituiranno la nuova frontiera per valorizzare le eccellenze e un salto avanti dell’intero comparto».

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