La ricarica del .257 Roberts

La ricarica del .257 Roberts: cerva abbattuta con calibro .257 Roberts
© Vittorio Taveggia

La scarsità di munizioni commerciali ha reso obbligatoria la ricarica del .257 Roberts, un calibro particolarissimo e limitatamente diffuso.

L’interesse per la ricarica del .257 Roberts affonda le proprie radici nella storia del calibro. Nel 1934 la Remington lo standardizza. Era stato sviluppato negli anni Venti dal noto giornalista di settore Ned Roberts che ebbe un’idea piuttosto intelligente. Prese cioè l’immortale e intramontabile bossolo del 7×57 Mauser e lo restrinse per accogliere palle da .257”, che poi sono la versione yankee del 6,5 mm. La Mauser si era già affidata a questo diametro un paio di decenni prima per avere un calibro più teso del capostipite 7, ovviamente il 6,5×57 Mauser. Per diverse questioni, in una prima fase della vita la cameratura americana ha avuto un successo più rapido di quella europea. Probabilmente nei primi decenni l’idea delle tensioni di traiettoria e dei tiri lunghi interessava poco. Poi intervenne la seconda guerra mondiale con tutti gli scompensi che ha creato. Ma se il 6,5×57 Mauser, pur non essendo mai stato un best seller, rimane vivo e vegeto, il 257 Roberts è praticamente nell’oblio.

Ora, ci si potrebbe chiedere legittimamente: perché mai prendere un calibro (americano) che fa le stesse cose di un altro (europeo), complicandosi la vita sul reperimento di materiali, bossoli e dies in particolare? Masochismo? Filoamericanismo spinto all’eccesso? In realtà né l’uno né l’altro. Semplicemente morivo dalla curiosità di testare un calibro che tanto affascina gli esperti di settore tra cui il mitico Frank C. Barnes, lo storico autore di Cartidges of the World, e che è tutt’ora apprezzatissimo da Craig Boddington, famosissima penna di balistica venatoria di Guns and Ammo e altre testate.

Doppia ricetta per la ricarica del .257 Roberts

Se volete utilizzare il .257 Roberts o un qualsiasi altro calibro desueto, dovete partire con l’idea che la ricarica sarà necessaria. In realtà sono riuscito a reperire sul mercato anche due munizioni commerciali, le ormai introvabili Hornady da 100 grani Spire Point e le Remington Core Lock da 117 grani, perfette per la caccia in bosco. Entrambe le cartucce sono sufficientemente precise per l’attività venatoria, ma sono appassionato di palle monolitiche, di cui sono un fervente sostenitore per svariate questioni che nulla hanno a vedere con l’ecologia. Mi piace infatti molto il loro risultato sul selvatico, sempre coerente e prevedibile, con una penetrazione della carcassa quasi sempre completa. Questo nonostante che si usino palle di peso inferiore, di solito intorno al 20% meno, e si può quindi contare su maggiore velocità e su una migliore tensione di traiettoria.

Sono quindi partito subito con gli studi. Come dies ho usato sia RCBS sia Pacific Tool, validissimi entrambi, cui ho aggiunto un Lee Factory Crimp particolarmente gradito alla Hasler. Per i bossoli mi sono affidato a quelli di recupero da cartucce commerciali: mi sono sembrati qualitativamente superiori (anche se di poco) gli Hornady, anche se hanno una durata inferiore rispetto ai Remington. Per puro spirito di sperimentazione ho ricavato un piccolo lotto di bossoli ricalibrando e formandone qualcuno in 6,5×57 della Rws che avevo in casa. La pratica è stata semplice e proficua, e sembra che ne possa valere la pena soprattutto dal punto di vista della durata.

Le dosi per la ricarica del .257 Roberts

  • Palla Barnes Ttsx 80 grani, polvere Vihtavuori N550 47 grani, inneschi GM210M, bossolo Hornady, velocità cronografata 3.340 fps. Si ottengono velocità stellare e precisione eccellente. Ho usato questa munizione principalmente per caprioli. Mi è capitato di impiegarla su un cinghiale di circa quaranta chili, puntualmente fotografato a pochi metri dall’anschuss.
  • Palla Hasler Hunting 100 grani, polvere Vihtavuori N550 45 grano, inneschi GM210M, bossolo R-P oppure RWS 6,5×57 formati, velocità cronografata 3.100 fps. È una carica molto precisa e molto costante. L’ho usata maggiormente per la sua elasticità e perché la considero più in sintonia con il calibro.

Queste cariche si sono dimostrate efficaci su cinghiali, volpi, caprioli, mufloni e femmine di cervo. Insomma, tutto quello cui è sensato tirato con un calibro del genere. Per carità, anche i selvatici più grandi sono stati abbattuti con decisioni e senza incertezze. Ciò farebbe intendere che si possa procedere anche su animali più grossi, ma francamente non ne vedo il senso.

La ricarica del .257 Roberts con palla Hasler Hunting: la scheda tecnica

Bossolo: Remington
Palla: Hasler Hunting 100 grani
Polvere N550 45 grani
Innesco: Fed GM210M
OAL: CB 0,370

tabella balistica del calibro 257 roberts ricaricato con palla hasler hunting

Velocità rilevata con Magneto Speed V2. La tabella balistica è stata elaborata con il software Berger

.257 Roberts: la scheda tecnica del calibro

Diametro massimo del proiettile: .257” (6,52 mm)
Lunghezza massima della cartuccia (OAL): 70,61
Lunghezza massima del bossolo: 56,71 mm
Angolo di spalla: 20° 45’
Diametro del colletto: 7,36 mm
Diametro del fondello: 12,01 mm
Tipologia di innesco: Large Rifle Standard
Passo di rigatura tipico: 1-10”

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