Nell’ultimo video tutorial della Caccia Magazine Academy Marco Caimi mostra i quattro passaggi di cui si compone la pulizia del trofeo del capriolo in bianco.
Per la pulizia del trofeo degli ungulati, non un semplice oggetto da appendere a una parete ma un ricordo fondamentale di un’uscita di caccia, non è obbligatorio affidarsi a un tassidermista: con un po’ di manualità e d’attrezzatura minima, infatti, si può fare in autonomia; è sufficiente seguire i passaggi descritti da Marco Caimi, che nell’ultimo video pubblicato sul canale YouTube della Caccia Magazine Academy (iscrivetevi, e cliccate sull’icona della campana per ricevere una notifica a ogni novità) suggerisce d’iniziare da un capriolo, sia per le sue dimensioni sia perché, come tutti i cervidi, ha palchi, non corna cave la cui anima bisogna svuotare per evitare un deterioramento generale.
Scuoiatura, taglio, bollitura
Il primo dei quattro passaggi si compone di due azioni distinte, scuoiatura e taglio. Sono tre le soluzioni praticabili: il taglio intero, che nel momento della pulizia richiede qualche cura in più (è più piccolo il foro della cavità cranica, e sono tanti gli interstizi in cui tendono a fermarsi pezzi di carne e cartilagini) e che però produce il trofeo più bello da vedere; il taglio che conserva tutto il naso dell’animale; e il cosiddetto naso corto.
Segue, secondo passaggio, la bollitura (conviene stare all’aperto: gli odori che si sprigionano non sono entusiasmanti), per la quale servono un fornelletto da campeggio e una pentola abbastanza capiente: il trofeo, infatti, deve restare completamente immerso nell’acqua (solo acqua!), in modo tale che si stacchino anche i tessuti tra lo stelo e l’inizio della rosa. Bisogna stare attenti a non prolungare la bollitura troppo a lungo: altrimenti le ossa del cranio tenderebbero a disgregarsi, e si rischierebbe di perdere qualche pezzo. Il tempo della bollitura dipende dalle dimensioni e dal taglio del trofeo: ci si ferma quando si vede che la pelle si stacca.
Pulitura, sbiancamento
Si procede poi alla pulitura del trofeo, operazione per la quale si può contare su due metodi diversi. Quello più semplice, ma più lungo, richiede coltelli, pinze o spazzolini in ottone o ferro, per raschiare; per quello più rapido ma più complicato s’impiega invece l’idropulitrice (attenzione alla potenza e alla direzione del getto: non si devono mai toccare i palchi, per proteggere i quali si può usare il nastro isolante).
La procedura si completa con lo sbiancamento. Da un po’ di tempo l’impiego dell’acqua ossigenata a 130 volumi (pericolosa per la pelle e per gli occhi, corrosiva, complicata da smaltire) è riservato ai professionisti: per eliminare il colore giallastro, tipico dell’osso dopo la bollitura, i cacciatori possono usare alcuni sbiancanti chimici come quello in grani (sono sali, da sciogliere nella proporzione di 50 grammi ogni 100 millilitri d’acqua) prodotto dalla Ballistol, che funziona bene e può essere serenamente smaltito nello scarico domestico.
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