La Federcaccia Lombardia chiede al governo Meloni d’intervenire per ammorbidire il divieto di caccia in prossimità dei 475 valichi montani interessati dalle rotte migratorie.
In parallelo a quello con cui imbastire la riforma della legge 157/92, dopo che il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso cautelare della Regione e rinviato al 9 ottobre la discussione del merito della vicenda la Federcaccia Lombardia chiede al governo Meloni un intervento urgente che sterilizzi, o quantomeno circoscriva, il divieto di caccia in prossimità dei 475 valichi montani interessati dalle rotte migratorie
Per Marco Bruni, che della Federcaccia regionale è presidente, oltre a creare problemi nella gestione del cinghiale, possibile vettore del virus della peste suina africana, e degli altri ungulati, il divieto mette a rischio sia un patrimonio di cultura e di tradizioni, sia i diritti dei cacciatori di montagna.
Da tempo l’assessorato regionale all’Agricoltura si sta confrontando con i ministri Lollobrigida e Pichetto Fratin e col sottosegretario La Pietra, ai quali adesso Bruni chiede una soluzione rapida, che neutralizzi le conseguenze di «un attacco all’attività venatoria»: lasciandosi motivare «dal vero spirito della 157/92», la politica e il governo devono muoversi in fretta.
Di tempo non ce n’è tanto: se si riuscisse a circoscrivere l’estensione del divieto, le operazioni di ripristino dei capanni non sarebbero immediate.
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