Dissuasori a ultrasuoni per ungulati

dissuasori per ungulati
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Lo sviluppo e la diffusione di innovativi dissuasori a ultrasuoni potrebbero agevolare una nuova fase nel delicato confronto tra mondo agricolo, mondo venatorio e mondo ambientalista

Negli ultimi anni l’Osservatorio faunistico regionale della Regione Umbria ha ricevuto numerose segnalazioni da parte degli agricoltori che lamentavano danni alle colture ad alto reddito, in particolare radicchio e fava, a opera di cinghiali e caprioli. In Regione è presente un piano di controllo del cinghiale, mentre è assente quello del capriolo e, a oggi, tutti i possibili interventi di difesa nei confronti di questo ungulato riguardano soltanto la prevenzione, messa in atto esclusivamente con le recinzioni elettrificate. Risultano però costose – per un perimetro di 600 metri il costo di una recinzione standard può variare tra i 500 e i 1.500 euro – e difficili da gestire sia per la manutenzione, sia per l’efficacia. La recinzione deve essere mantenuta sempre pulita e ben isolata in modo che erba o rami non entrino in contatto con i fili elettrificati: l’efficacia della rete verrebbe ridotta. Inoltre l’effettivo potere dissuasivo delle recinzioni è diverso tra i diversi ungulati, che differiscono tra loro sia per mole sia per comportamento.

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Dissuasione

Per cercare di ridurre ulteriormente i danni, l’Osservatorio faunistico regionale ha deciso di comprare e far installare in due aziende agricole in provincia di Perugia dei dispositivi dissuasori a ultrasuoni per testarne l’efficacia. I risultati sono stati riportati da Luca Convito, Stefano Fornaci, Umberto Sergiacomi e Fabio Vignoli durante l’XI congresso italiano di teriologia organizzato dall’Atit.

I dissuasori installati sono realizzati da Natech, provati per la prima volta all’interno del Parco regionale Migliarino San Rossore e già utilizzati nei vigneti della Toscana. Sono dei dispositivi di prima generazione a batteria e ad emissione continua (24 ore su 24) che, tramite appositi altoparlanti, chiamati attuatori, diffondono ultrasuoni con frequenze e a volumi che risultano fortemente sgradevoli agli ungulati. Ogni dispositivo copre un’area profonda 35 metri e possiede un’apertura angolare di circa 90 gradi. All’interno di questa superficie l’effetto deterrente dell’emissione è massimo.

I dissuasori sono stati installati in tre appezzamenti già seminati, due con diverse varietà di radicchio e uno di fava, e sono stati disposti in modo tale da coprire interamente i campi. I terreni selezionati presentano alte densità di caprioli e cinghiali. Sono presenti inoltre istrici e lepri, anch’essi in grado di causare problemi alle colture. La presenza di questi animali è stata verificata sia prima dell’installazione dei dispositivi sia durante il periodo di attivazione, in primo luogo con interviste agli agricoltori, poi mediante sopralluoghi periodici, conteggi e posizionamento di fototrappole.

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Dalle interviste e dagli indici di presenza degli ungulati in seguito all’utilizzo dei dissuasori, testati per un tempo che varia da uno a tre mesi a secondo della zona, è risultata evidente la scomparsa dei passaggi di caprioli e cinghiali all’interno dei campi coltivati coperti dal dispositivo; gli ungulati sono presenti intorno agli appezzamenti, ossia nelle aree non raggiunte dagli ultrasuoni. Sono invece stati ancora osservati i segnali della frequentazione di lepri e istrici.

I risultati dell’utilizzo di questi dissuasori sono molto positivi. Nelle aree in cui la manutenzione e il controllo delle apparecchiature sono stati giornalieri e accurati e non si sono verificati malfunzionamenti, la copertura è stata totale. Dove invece si sono verificate alcune interruzioni nel funzionamento dei dispositivi e la cessata emissione di ultrasuoni, si sono osservate piste di ungulati anche all’interno delle coltivazioni. Questo dimostra la grande efficacia degli ultrasuoni nell’allontanare gli ungulati. Dai tanti test effettuati in Umbria e in Toscana, è emerso che gli animali non si abituano a questo sistema di dissuasione in quanto: il dispositivo alterna continuamente diverse variazioni di frequenza.

L’azienda Natech ha iniziato la produzione di nuovi dispositivi a pannelli solari, che non richiedono la sostituzione periodica delle batterie e quindi un controllo costante, dotati di sistema di sensori di attivazione a infrarosso (Pir), per far sì che gli ultrasuoni siano emessi solo in reale presenza di animali, evitare pericoli di assuefazione e ridurre al minimo l’inquinamento acustico. A questo nuovo modello sarà installata una centralina di diagnostica che consentirà di monitorare lo stato di funzionamento del dispositivo e il livello di carica delle batterie; ciò dovrebbe semplificare la gestione dei dispositivi attualmente in commercio, che invece richiedono una manutenzione e un accurato controllo giornaliero.

Lo sviluppo e la diffusione di questi sistemi innovativi e molto versatili nella gestione su campo, soprattutto se supportati da misure economiche quali i Piani di sviluppo rurale e più mirati piani di gestione e prelievo degli ungulati, potrebbero agevolare una nuova fase nel delicato confronto tra mondo agricolo, mondo venatorio e mondo ambientalista.