Benelli Lupo, il nostro test a caccia

Benelli_Lupo

Dal predatore cui si ispira mutua la raffinatezza e la capacità di dominare il contesto venatorio. È la carabina Benelli Lupo, un concentrato di tecnologia che rappresenta la prima interpretazione del tema bolt action da parte del produttore urbinate.

Alla testa e al cuore. L’ultimo progetto partorito da Benelli Armi parla sia alla testa sia al cuore del cacciatore. Mettendola giù piatta potrei cavarmela descrivendo la Benelli Lupo come l’ennesima carabina bolt action che va a soddisfare una domanda tutto sommato in crescita alle nostre latitudini; sarebbe estremamente riduttivo perché la Lupo – che avevo già avuto modo di toccare allo Shot Show 2020 e che finora era stata riservata ai soli mercati americano e canadese – è un’arma innovativa, ricca di contenuti tecnologici e di brevetti esclusivi, frutto di anni di progettazione e figlia di un percorso industriale iniziato da decenni che in essa migra e si realizza. Fin qui la testa.

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Ma la Benelli Lupo è anche il frutto di un processo ambizioso che vuole portare il produttore urbinate a presidiare un’area nuova. E per farlo ha sviluppato un disegno che si ispira al nobile predatore, dominante nel contesto naturale, per rafforzare il concetto che al vertice della piramide – alimentare ma non solo – c’è l’uomo, che si è conquistato questa posizione di prestigioso con la propria intelligenza e una straordinaria capacità di adattamento. È quindi un progetto che, nello spingere Benelli un passo avanti, coinvolge il cuore del cacciatore e lo rende protagonista del ruolo che gli è assegnato dalla natura e dal buon Dio.

Si comincia dalla testa

La tradizione dell’azienda non poteva portare ad altro se non a un’arma caratterizzata da contenuti tecnologici innovativi. Sviluppata secondo i principi della prototipazione rapida, dell’ingegnerizzazione virtuale, di modelli industriali che rappresentano il confine estremo raggiunto dalla produzione industriale. Benelli Lupo è anche un progetto interdisciplinare, partecipato da esperti di tanti settori, dalla meccanica all’antropometria. E il frutto di tanto sforzo e di tanto sapere è una carabina che si avvale delle ultime tendenze progettuali, strutturata intorno a un telaio in alluminio aeronautico (in Benelli lo chiamano lower receiver mutuando la definizione americana prevalentemente applicata ai fucili d’impostazione militare) su cui si innesta la scatola di otturazione (l’azione propriamente detta o, sempre secondo i progettisti urbinati, l’upper receiver). Completano il disegno una calciatura in polimero caricato di fibra di vetro divisa tra la pala del calcio e l’astina.

L’azione è attualmente disponibile nelle varianti lunga (si fa riferimento al calibro .30-06 S, cui si aggiungono le versioni in .300 Winchester Magnum e .270 Winchester) e corta (in questo caso il riferimento è il .308 Winchester, classe di calibri che nell’offerta 2021 include anche il .243 Winchester e il 6,5 Creedmoor) con il corollario di otturatori e caricatori dedicati. La finestra d’espulsione è ampia in entrambi i casi. A destra della scatola di otturazione si osserva un’apertura che funge da pista a camme per la manetta di armamento che, agendo a sua volta da camma, genera l’estrazione primaria.

Alluminio e polimero

Il lower receiver presenta la guardia del grilletto integrata nel suo disegno e funge da scatola di scatto; il meccanismo a tre leve – regolabile tra i 990 e i 2.000 grammi – vi è saldamente assicurato e le regolazioni vengo attuate mediante un registro accessibile dal pozzetto del caricatore. Già, il caricatore. Amovibile, realizzato in polimero, è bifilare con presentazione alternata della cartuccia. Una volta inserito si armonizza perfettamente con la linea filante dello chassis ed è posizionato in modo che la cartuccia sia allineata alla camera e non vi sia alcun rischio di danneggiare il tip del proiettile spingendo in avanti l’otturatore. Per ottenere questa architettura, l’otturatore presenta un ampio svaso posteriore su tutta la sua circonferenza.

L’autonomia è di cinque colpi per tutti i calibri ad eccezione del solo caricatore in .300 WM, che contiene un colpo in meno. Il collegamento tra upper e lower receiver avviene mediante recoil lug e due viti così da fornire una notevole rigidità al sistema e lasciare spazio per future interpretazioni che probabilmente comprenderanno armi per il tiro sportivo e quello tattico.

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Il sistema di ripetizione

L’otturatore, che ho già descritto nella sua peculiarità, presenta tre alette che ne consentono la manovrabilità con una rotazione di 60°. Sulla sua faccia sono collocati l’estrattore e l’espulsore, entrambi elastici. Il disegno, oltre che funzionale, è molto elegante. Una volta che sia stato rimosso agendo sulla leva posta sulla sinistra dell’azione, il componente può essere scomposto agendo su una leva e ruotandone la parte posteriore che porta il percussore e la relativa molla cinetica.

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Il sistema è completato da una sicura a due posizioni che agisce sul meccanismo di scatto e consente lo sblocco dell’otturatore in condizione di sicura innestata mediante la pressione di una leva posta in prossimità della manetta. Il pulsante, traslante, è collocato sulla mezzeria dell’azione così da essere facilmente accessibile anche ai mancini. Con il sistema armato, la coda del percussore protrude dalla parte posteriore dell’otturatore in modo di dare indicazione visiva della condizione. Sulla scatola di otturazione sono infine ricavati otto fori che permettono l’applicazione dei due spezzoni di slitta forniti e realizzati dal produttore oppure di standard differenti (una slitta per azione Remington, per esempio).

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Un calcio evoluto

Tra gli elementi salienti della Lupo va menzionata la calciatura, modulare, che fornisce una possibilità molto ampia di personalizzazioni. È del tipo Progressive Comfort per la riduzione del rinculo ed è fornita di un calciolo maggiorato di 10 millimetri e di due spaziatori (ciascuno da 12,5 millimetri circa) che permettono la variazione della lop tra il minimo di 350 millimetri del calciolo standard ai 385 millimetri di quello lungo con gli spaziatori. Le quattro posizioni intermedie portano a sei le lunghezze autonomamente impostabili dall’utente. Il nasello (Combtech) in poliuretano è intercambiabile con due di altezza superiore per agevolare il tiro con l’ottica. La parte anteriore del calcio permette inoltre l’allungamento di 1 millimetri del trigger reach mediante l’inserimento di un piastrino tra calciatura e chassis.

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Caratteristica della Benelli Lupo è la possibilità di variare anche piega e deviazione in maniera tale che sia l’arma ad adattarsi al cacciatore e non viceversa. Combinando le quattro piastrine di piega alle tre posizioni di deviazione di ciascuna (neutra, destra, sinistra) e ai tre naselli (lo standard è il basso), la Lupo offre un totale di 36 combinazioni disponibili; in Benelli si parla di Perfect Fitting, io la chiamo modularità assoluta. Dove presente, lo zigrino porta il disegno AirTouch, anch’esso un’esclusiva Benelli, che garantisce la miglior aerazione della mano. Sulla parte anteriore dell’astina è presente un foro (coperto da un tappo) per l’eventuale applicazione di un bipiede.

Anche la canna è al top

Per la canna Benelli ha sfruttato la sua miglior tecnologia, che è quella criogenica. È inevitabilmente flottante con volata filettata (M14x1) per l’applicazione di un freno di bocca che sarà prossimamente offerto dall’azienda stessa. La lunghezza standard è di 560 millimetri con l’eccezione dei calibri 6,5 CM e .300 WM, le cui prestazioni balistiche richiedono un tubo da 610 mm e vengono così a essere gravate di una cinquantina di grammi rispetto alla versione standard dell’arma. Il passo è di 8” in 6,5 CM, 10” in .243 W e .270 W e 11” negli allestimenti in calibro .30”. Il diametro alla volata è di 17,2 millimetri – sufficiente per garantire un miglior raffreddamento e ottime prestazioni, che in Benelli garantiscono genericamente nel Moa anche grazie alle finiture Match grade di volata e camera di cartuccia.

Per quanto riguarda le finiture, va osservato che il produttore ha optato per il meglio che ha in casa, ossia il trattamento Best che garantisce performance di assoluto rilievo in termini di resistenza alla corrosione, alla ruggine e all’usura fornendo ottima scorrevolezza e un colore nero assoluto molto efficace in termini di riduzione dei riflessi. Il Best è applicato su canna, otturatore, manetta e scatola di otturazione conferendo alla Lupo uno stile inconfondibile.

Si finisce con il cuore

Ho avuto l’opportunità di provare la carabina Benelli Lupo in due contesti estremamente differenti tra loro. Il primo giorno, in poligono, ho provveduto all’azzeramento e alla scelta della cartuccia migliore. Le munizioni proposte da Benelli erano le ottime Sako HammerHead con palla SP da 180 grani: hanno offerto prestazioni decisamente buone (nell’ordine degli otto decimi di Moa) che però ho considerato scontate per un’arma che rappresenta il concentrato di una tradizione armiera di successo. Passando successivamente alle Hornady American Whitetail con palla Interlock da 180 grani ho ottenuto un paio di rosate nell’ordine dei quattro decimi che mi sono sembrate ben più adeguate al progetto.

In poligono ho apprezzato la presenza del Progressive Comfort che ha alleviato il rinculo nel tiro meditato riducendolo a quello di un .308 W tranquillo. Certamente un bonus. Ottimo lo scatto, regolato in fabbrica al valore inferiore dell’intervallo, pulito e caratterizzato da un collasso di retroscatto brevissimo. Forse anche grazie al clima abbastanza freddo, ho potuto sparare serie di sei colpi senza riscontrare un eccessivo riscaldamento della canna e il miraggio connesso.

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Il giorno successivo ho portato la Lupo a caccia dove, tra mattina e sera, presso la Riserva Montefeltro di Rivergaro (Pc) ho prelevato una femmina di capriolo e un bel verro con due tiri non particolarmente lunghi ma impegnativi. La palla ha attinto dove doveva e ha fatto il suo lavoro ma certamente si è fatta apprezzare la qualità dell’arma. Quattro i punti che desidero mettere in luce: anzitutto lo scatto, netto e pulito come piace a me, quasi da arma da tiro; la precisione, a mio avviso una caratteristica mai sufficientemente considerata; la scorrevolezza garantita dal trattamento Best, che apprezzeranno sicuramente i perfezionisti; infine la dolcezza del rinculo, contenuto al di là dell’atteso in virtù della conformazione Progressive Comfort del calcio.

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Conclusioni

Tutte queste belle caratteristiche sono molto appaganti per il cuore del cacciatore che, al di là dell’aspetto puramente tecnico, necessita di tranquillità psicologica che solo un’arma che rispetta le promesse può dare. C’è poi la questione della dedica al lupo, il predatore che troppo spesso monopolizza le conversazioni tra cacciatori. Premesso che non lo considero un totem intoccabile – prima o poi la sua presenza dovrà essere “gestita” in maniera razionale – rientro tra coloro che ne apprezzano l’intelligenza e quel mix tra spirito libero e comportamenti sociali che gli permettono di dominare il contesto naturale. Qualcosa che attiene all’emozione più che all’intelletto e che, almeno per me, è associabile alla carabina Lupo.

La scheda tecnica della carabina Benelli Lupo

Produttore: Benelli Armi
Modello: Lupo
Tipo: carabina bolt action
Calibro: .30-06 Springfield
Lunghezza canna: 560 mm
Lunghezza totale: 1.082 mm
Organi di mira: assenti, predisposizione di 8 fori per il montaggio di una base porta-anelli
Caricatore: 5 colpi
Sicure: manuale a due posizioni con pulsante di svincolo dell’otturatore, agisce sullo scatto
Materiali: acciaio, lega di alluminio, polimero
Finiture: chassis anodizzato, parti in acciaio trattate best
Peso: 3.180 g
Prezzo: 1.900 euro
Web: www.benelli.it

La prova completa è pubblicata sulla rivista Caccia Magazine aprile 2021 in edicola dal 20 marzo 2021. Su Caccia Magazine trovi tutte le novità su Benelli, carabine bolt action e caccia di selezione.