Dopo la sentenza sfavorevole della Corte costituzionale l’Arcicaccia ha intenzione di riportare sul piano politico la battaglia sulla rappresentanza dei cacciatori negli Atc abruzzesi.
La sentenza della Corte costituzionale non è un motivo di resa: l’Arcicaccia assicura che la propria battaglia sui criteri di rappresentanza dei cacciatori negli Atc abruzzesi si sposterà dai tribunali alla politica; non è il momento di smettere di combattere, visto che con questa legge (rendendo meno proporzionale il calcolo con cui s’attribuiscono i seggi, il metodo D’Hondt premia le sigle più grandi) gran parte delle associazioni venatorie resta esclusa dai comitati di gestione, e che «non è certo la presenza della sola Federcaccia a garantire stabilità ed efficienza al sistema».
L’Arcicaccia contesta «le mire egemoniche» della Federcaccia locale («almeno in Abruzzo, l’occupazione di tutte le poltrone disponibili è la prima preoccupazione»), e ritiene che così formulata la legge «non concorrerà né a migliorare la caccia né ad aumentare la concordia tra i cacciatori»; di sicuro «non rafforzerà la rappresentanza del mondo venatorio».
Con la Federcaccia i rapporti sono al minimo: per l’Arcicaccia «forse l’operazione le porterà qualche tessera, ma sono altre le vette cui dovrebbero aspirare dirigenti di primo piano» di un’associazione di quel livello.
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