Caccia nei fondi privati, l’allarme della Libera Caccia

Caccia nei fondi privati: cacciatore a caccia di fagiani con cane, gilet in alta visibilità
© Mountains Hunter / shutterstock

Per la Libera Caccia la prossima nascita di un’associazione di riservisti e il nuovo accordo tra Confagricoltura ed Eps fanno parte di una campagna per boicottare la caccia nei fondi privati.

Il duplice accordo Coldiretti-Cncn e Confragricoltura-Eps fa parte di «una campagna per smantellare l’articolo 842 del codice civile», quello che consente la caccia nei fondi privati; ne è convinta la Libera Caccia che dopo aver chiesto all’Arcicaccia di uscire dalla Fondazione Una (si è poi appreso che nella nuova associazione di riservisti è coinvolto il Cncn che con Una condivide il presidente) torna a esprimersi sul tema che da una settimana sta scompigliando il panorama venatorio italiano.

Per Paolo Sparvoli, presidente nazionale della Libera Caccia, il tentativo di superare l’articolo 842 del codice civile «è quanto mai subdolo»; l’operazione viene infatti «spacciata per una specie d’accordo con il mondo agricolo, ma così non è». Non si tratta di un accordo, «ma di una resa agli interessi economici di chi vede nella caccia a pagamento una ghiotta fonte di reddito».

Per la Libera Caccia è pericoloso rinviare la battaglia; è necessario «vigilare per bloccare sul nascere questa deriva privatistica» e impedire che siano proprio alcune associazioni venatorie «a riuscire [là dove] hanno fallito per decenni le più agguerrite sigle anticaccia». Per Sparvoli infatti l’adesione di Federcaccia, Arcicaccia ed Enalcaccia alla Fondazione Una, comunque vicina a Cncn, è una sorta di avallo a un’operazione che avversa «la caccia sociale e popolare».

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