Caccia Magazine n.1 gennaio 2023: l’editoriale del direttore

Caccia Magazine n.1 gennaio 2023: se il lupo fa il lupo, l’Unione europea intervenga

Caccia Magazine n.1 gennaio 2023: l’editoriale – C’è un contributo rilevante di uomini politici italiani nella decisione assunta dal parlamento europeo che intende chiedere alla commissione presieduta da Ursula von der Leyen di trovare in tempi rapidi una congrua soluzione a un problema che non può più essere ignorato in molti Paesi del Vecchio continente, tantomeno in Italia: quello relativo alla diffusione del lupo e alle conseguenze che questo fenomeno sta creando.

La lettera partita dai banchi all’europarlamento occupati da parlamentari italiani portava infatti le firme di nomi importanti e trasversali nel panorama politico. L’hanno sottoscritta infatti l’altoatesino Herbert Dorfmann, coordinatore in commissione Agricoltura e Sviluppo rurale a Bruxelles; Paolo De Castro, già ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali nel secondo governo Prodi; Pietro Fiocchi; a loro s’è aggiunto anche il sostegno pesante del re degli ottomila Reinhold Messner, ex europarlamentare e per anni impegnato con il movimento dei Verdi. Oltre alle loro c’erano le firme anche di altri politici italiani, in particolare Massimo Casanova e Matteo Gazzini della Lega, e molti parlamentari di altri Paesi, in rappresentanza di un fronte politico molto eterogeneo; è la conferma di quanto quello del lupo sia percepito come un problema serio in buona parte dell’Unione.

Una convivenza possibile?

La posizione condivisa da tutti i cofirmatari della lettera poggia su alcune considerazioni oggettive. È innanzitutto evidente che il lupo non sia più una specie in via di estinzione; e il costante aumento delle predazioni fa lievitare l’esasperazione dei cittadini e danneggia concretamente gli allevatori. La convivenza con il lupo è possibile, ma nella misura in cui non causi grandi danni. Secondo recenti studi sullo stato di conservazione del lupo, nei Paesi dell’Unione europea sono stati segnalati circa 19.000 esemplari; soltanto nell’ultimo decennio l’areale è aumentato di oltre il 25%. Il danno rischia di diventare insostenibile per gli allevatori; e il proliferare della presenza del lupo incide pesantemente anche sul turismo, soprattutto in montagna.

Negli stessi giorni in Italia hanno tenuto banco due episodi che altro non sono se non gli ultimi, in ordine di tempo, di una cronaca che va continuamente aggiornata. Il primo è il video che ha ripreso un esemplare di lupo gironzolare con in bocca il corpo di un cane (domestico) di piccola taglia tra le vie del quartiere Magliana, a Roma, non proprio sulle montagne abruzzesi; l’altro è il ben più grave episodio in provincia di Biella, ove un lupo ha ridotto in fin di vita un cane e cagionato gravi ferite anche al suo padrone. Questi episodi, è inevitabile, non fanno altro che alimentare la paura anche tra i cittadini.

Da particolarmente protetta a protetta

Con il voto favorevole di oltre 300 deputati il parlamento europeo ha passato la palla alla commissione e alla sua presidente von der Leyen; viene loro richiesto d’implementare l’articolo 19 della direttiva Habitat attivando una procedura di aggiornamento e modifica, in funzione all’evoluzione delle popolazioni dei grandi carnivori, modificandone il regime di tutela.

E proprio dal parlamento europeo è arrivata una chiara indicazione sulla strada da percorrere. È infatti necessario modificare lo status del lupo da specie particolarmente protetta a specie protetta; questa condizione consentirebbe agli Stati membri di assicurarne la tutela, prendendo però atto che le precedenti normative in fatto di tutela sono state adottate in circostanze socio-ambientali molto diverse e che attualmente si dimostrano inadeguate per affrontare i problemi odierni.

E in questa vicenda fatta di politica, burocrazia, veti e certezze dure a morire quale sarebbe il ruolo dei cacciatori? Di inutili spettatori e di attori protagonisti? La risposta l’ha data Face (la federazione europea delle associazioni venatorie). «Molti Stati membri si affidano ai cacciatori per sostenere gli approcci di conservazione e gestione e per garantire una buona convivenza con le comunità locali, elemento documentato in molte ricerche. In Europa esistono alcuni degli esempi di maggior successo di convivenza con i grandi carnivori dove esistono una gestione attiva e il coinvolgimento dei cacciatori».

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