Arcicaccia tra gli enti del terzo settore

Arcicaccia tra gli enti del terzo settore: fagiano in volo
© Costas Anton Dumitrescu / shutterstock

Dopo aver eletto i 63 nuovi consiglieri nazionali, il XII congresso ha sancito il passaggio di Arcicaccia tra gli enti del terzo settore.

Approvato dal XII congresso nazionale, il nuovo statuto proietta Arcicaccia tra gli enti del terzo settore. Insieme alla partnership con Fitav, cui l’Arcicaccia intende associarsi («Voglio che ogni iscritto Arcicaccia sia anche socio Fitav e che abbia accesso agli impianti sportivi di tiro a volo» ha annunciato Christian Maffei, confermato presidente), è la principale notizia uscita dalla riunione di Chianciano. L’Arcicaccia proseguirà inoltre la collaborazione con la Fondazione Una Onlus per sviluppare una serie di progetti sulla fauna, la pulizia delle campagne e la filiera delle carni di selvaggina. Sarà inoltre essenziale rilanciare la cinofilia.

L’Arcicaccia ha poi fatto i conti con la rinuncia della Federcaccia a costruire un’unica associazione dei cacciatori italiani; a questo punto è necessario un coordinamento forte che però non si limiti al mondo venatorio. Tra le associazioni «non c’è un’unità strutturata e nemmeno un’unità dei contenuti» nota Maffei. «Ma l’unità è comunque [un desiderio dei cacciatori]: la sfida sarà riuscire a trasferire il sentire comune nelle azioni dei dirigenti». Per difendere le ragioni dei cacciatori Maffei ritiene inoltre essenziale «creare un comitato scientifico, con rapporti nel mondo universitario»; l’Ispra non potrà «fare a meno di riconoscergli capacità metodologica, autorevolezza e credibilità».

Gli interventi dei politici al XII congresso di Arcicaccia

«La caccia deve passare da argomento di conflitto a terreno di cooperazione e di lavoro comune» ha detto Paolo De Castro, europarlamentare Pd già ministro dell’Agricoltura. «Ma prima bisogna frenare le divisioni all’interno del mondo venatorio». Ed è obbligatorio ragionare in un’ottica sistemica: per la conservazione delle specie selvatiche servono «piani comunitari che dettino regole comuni a tutti gli Stati membri». La prossima politica agricola europea sarà «una grande opportunità» per il miglioramento degli habitat.

Per Susanna Cenni, vicepresidente Pd della commissione Agricoltura alla Camera, la transizione ecologica di cui tanto si parla sarà possibile solo se si tagliano gli estremismi. «Partendo dal dialogo, le associazioni venatorie possono ricoprire un ruolo» decisivo nel definire «le politiche strategie» italiane ed europee.

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