Il consiglio nazionale dell’Arcicaccia chiede una riforma organica della legge sulla caccia, la 157/92.
Se si vuole discutere della legge sulla caccia innanzitutto è necessaria la relazione del governo sull’attuazione complessiva; deve seguire una riforma organica, l’unica possibile: il consiglio nazionale dell’Arcicaccia è deciso nel dire di no a interventi spot, che rischiano d’essere inefficaci.
Della normativa in vigore l’Arcicaccia segnala peraltro un aspetto che ritiene sicuramente violato: resta mutilata (solo tre le associazioni venatorie rappresentate) la composizione del comitato faunistico-venatorio, e pertanto nonostante le sconfitte prosegue la battaglia legale.
Dunque ci sarà da tornare in tribunale; l’Arcicaccia s’augura di non doverlo fare in difesa dei calendari venatori, che la correzione del documento Key concepts per la migratoria (slitta avanti la data d’inizio della migrazione di tordo bottaccio, dalla prima alla seconda decade di gennaio, alzavola, cesena e tordo sassello, dalla seconda decade alla terza) potrebbe tenere maggiormente al riparto dai ricorsi. Sulla questione resta in sospeso una domanda: quante battaglie legali si sarebbero potute evitare, e dunque quanti soldi (anche pubblici) si sarebbero potuti risparmiare, intervenendo prima?
Analizzando il possibile sviluppo della prossima stagione l’Arcicaccia prende posizione sulla caccia in deroga: anche dopo che l’Ispra ha calcolato le cosiddette piccole quantità prelevabili è bene essere prudenti; «occorre procedere solo in presenza di basi giuridiche solidissime, per non esporre i calendari venatori a ricorsi difficili da contrastare».
Infine, l’Arcicaccia teme che la tortora torni cacciabile in poche regioni (l’assessore Alessio Mammi pero l’ha citata tra le novità del prossimo calendario venatorio dell’Emilia Romagna); al contrario, ammesso che si completi l’iter d’approvazione del piano di gestione nazionale, sono buone le prospettive per la caccia alla pavoncella.
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