Antonio Spadaro: la teologia s’ispiri alla caccia

Antonio Spadaro: la teologia s’ispiri alla caccia: cupola basilica di San Pietro, Vaticano
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Per padre Antonio Spadaro nella società contemporanea è necessario che la teologia s’ispiri alla caccia e all’istinto che la governa.

Nella società contemporanea, «caratterizzata da rapidi mutamenti antropologici, climatici e sociali», è necessaria «una teologia che assuma dall’imprinting ancestrale della caccia la rapidità, l’intuizione, il movimento, i tempi»: è il sorprendente passaggio chiave dell’articolo («Il papa e l’intuito del tempo», Repubblica di ieri) con cui il gesuita Antonio Spadaro, sottosegretario del Dicastero vaticano per la cultura e l’educazione, traccia l’eredità di Bergoglio dopo l’elezione di Leone XIV.

Per Spadaro la teologia non può più ispirarsi soltanto all’agricoltura, ««calibrata sui tempi della semina e del raccolto, e fondata esclusivamente sulla paziente sedimentazione di concetti, sulla gestazione lenta di strutture e dottrine»; è necessario «abitare il cambiamento» elaborando una teologia «che si muova con passo leggero, come un cacciatore sulle tracce del mistero».

È fondamentale che il teologo senta dentro di sé «l’istinto spirituale», quello di chi percepisce la presenza dell’animale prima ancora di vederlo: «come i cacciatori del paleolitico, che si muovevano guidati da istinto e prontezza, senza il conforto di una via tracciata, così anche il credente è chiamato a un’attenzione mobile, flessibile, sintonizzata sul battito vivo della realtà».

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