In vista del dibattito tra Francesco Bruzzone ed Eleonora Evi, la Fondazione Capellino ha commissionato a Ipsos e Istituto Piepoli due sondaggi sulla percezione della caccia in Italia: ne esce un quadro preoccupante.
Sul modo in cui gli italiani valutano la caccia è necessaria una valutazione approfondita: in vista del dibattito (Genova, sala Sivori, lunedì 27 alle 18 – prevista la diretta streaming) cui parteciperanno Francesco Bruzzone ed Eleonora Evi, deputati rispettivamente della Lega e dell’ala movimentista del Partito democratico, la Fondazione Capellino (si descrive come «un ente commerciale senza scopo di lucro che ha come finalità la salvaguardia della biosfera e in particolare della biodiversità») ha commissionato a Ipsos e all’Istituto Piepoli due sondaggi (campione 1.000 interviste) dai quali esce un quadro preoccupante.
Il sondaggio Ipsos
Per Ipsos gli italiani non si sentono sicuri a frequentare boschi e sentieri durante la stagione di caccia (85%), e ritengono che la presenza dei cacciatori disturbi la quiete e il comportamento naturale degli animali (81%), che anche se regolamentata la caccia metta a rischio la biodiversità (68%), che ferimenti e inseguimenti la rendano eticamente inaccettabile (78%).
In generale, pochi pensano che se svolta «in modo sostenibile e sicuro» la caccia debba essere rispettata come parte della tradizione italiana (39%), anche se la maggioranza riconosce la sua efficacia «per gestire specie in sovrannumero e ridurre danni a campi e allevamenti» (56%).
Il 36% del campione giudica sufficiente la legge 157/92, il 35% addirittura ottima: quest’ultimo valore cresce se si considerano soltanto gli uomini (38%), gli italiani nella fascia d’età compresa tra diciotto e trent’anni (38%), coloro che abitano al sud (43%) o nelle aree rurali (42%), che votano a destra (43%) o appartengono alle classi sociali più elevate (39%).
Sei italiani su dieci non sanno che il Senato sta lavorando alla riforma della legge sulla caccia (e un terzo ha soltanto sentito nominare il ddl 1552); una volta che ne hanno studiato l’impianto, gli intervistati ne danno in maggioranza (61%) una valutazione negativa: la percentuale sale se si considerano soltanto le donne (64%), chi ha più di 64 anni (66%), chi vive nel nord-est (67%) o in città (64%), chi vota a sinistra (75%) o ha un titolo di studio medio o alto (65%).
Il sondaggio Piepoli
Per l’Istituto Piepoli gli italiani ritengono che si debba limitare la caccia a pochi casi d’emergenza (32%) o che la si debba abolire completamente (25%; così la pensa la maggioranza relativa delle donne), che non si debba mai consentire la caccia a specie attualmente protette (71%).
In generale, chi è contrario alla caccia intende difendere i diritti degli animali (84%), la biodiversità e gli ecosistemi (82%), teme per la sicurezza delle persone nelle aree rurali e in quelle urbane (81%), vuole promuovere un turismo naturalistico alternativo (73%) ed è pronto a firmare una petizione (77%) con cui chiedere restrizioni e divieti.
Cresce, infine, la percentuale d’intervistati contrari (70%) alla riforma promossa dal centrodestra. Dato interessante, il numero di favorevoli è più alto (39%) nella fascia d’età compresa tra 18 e 34 anni: che sia l’accenno di una nuova tendenza?
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