L’Arcicaccia contro la riforma della legge sulla caccia (e l’ostruzionismo delle opposizioni)

L’Arcicaccia contro la riforma della legge sulla caccia (e l’ostruzionismo delle opposizioni)
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L’Arcicaccia contesta il modo in cui la maggioranza di centrodestra e le opposizioni stanno discutendo della riforma della legge sulla caccia.

Hanno tutti colpa: ha colpa la maggioranza di centrodestra (non ci sta il riferimento al governo, che per il momento dalla vicenda s’è chiamato fuori), «che ha presentato [una riforma della legge sulla caccia] segnata dalla propaganda e mal indirizzata a finalità privatizzatrici»; e hanno colpa le opposizioni, che anziché discutere del merito si sono arroccate in una battaglia pregiudiziale che ha generato migliaia d’emendamenti e che di sicuro allungherà di tantissimo i tempi complessivi.

È durissima l’Arcicaccia, intenzionata a combattere per sconfiggere «gli opposti estremismi», che si coagulano da una parte in uno smantellamento della caccia sociale (a destra si «vorrebbero [trasformare i cacciatori] in meri consumatori paganti di attività organizzate dai privati»), nell’altro in un attacco ai cacciatori, che a sinistra, qualsiasi cosa significhi, si descrivono non più come «bioregolatori e protagonisti positivi della gestione della biodiversità», ma «distruttori della natura [iscritti] a una lobby assetata di sangue e di violenza».

L’Arcicaccia contro il Partito democratico

Non sorpresa dall’atteggiamento del Movimento 5 Stelle e dell’Alleanza Verdi-Sinistra («conosciamo il loro livore anticaccia, accompagnato dall’incapacità di rispondere agli interessi generali del Paese»), l’Arcicaccia è dispiaciuta per le mosse del Partito democratico (anche se ha presentato alcuni emendamenti di merito, si è fatto condizionare dai pregiudizi «tradendo quanto aveva scritto nel programma elettorale») e per le parole di alcuni dei suoi parlamentari, che descrivono i cacciatori «intenti a utilizzare la biodiversità e la fauna selvatica come il loro parco giochi, senza rispetto per niente».

Queste dichiarazioni, si legge nella nota, segnalano «modifiche culturali del Pd», che l’Arcicaccia farà presenti «in ogni luogo» ai propri tesserati, «per far emergere reazione e dissenso, visto che è nota la sensibilità progressista di moltissimi di loro»; peraltro la dirigenza svela che in questi mesi ha cercato «contatti e interlocuzioni con i vertici» del partito, che l’hanno ignorata – come hanno ignorato Caccia Magazine.

Se si vuole davvero migliorare la legge 157/92, chiude l’Arcicaccia, non ci si può affidare a «campagne emotive e impulsive»; al contrario, è necessario tenere presenti due punti chiave: non si può toccare il sistema venatorio pubblico, basato sul principio che la fauna è patrimonio indisponibile dello stato e sull’articolo 842 del codice civile; e dell’uso del territorio è necessaria una programmazione nella quale si riconosce alla caccia «un ruolo equilibratore».

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