Sulla caccia alla tortora l’Arcicaccia incalza il governo

Sulla caccia alla tortora l’Arcicaccia incalza il governo
© Alberto Torres Castro / shutterstock

L’Arcicaccia chiede al governo Meloni di prendere una posizione chiara sull’apertura della caccia alla tortora, senza scaricare sulle Regioni il peso esclusivo della decisione.

Il governo Meloni deve dire chiaramente se nel 2024/2025 la caccia alla tortora potrà aprire o meno, e nel caso a quali condizioni; scaricare la scelta sulle Regioni, invitate a escluderla dai calendari venatori, «è un atteggiamento di comodo giuridicamente e tecnicamente sbagliato, visto che le trattative in Europa le ha condotte il ministero [dell’Ambiente]».

È chiara la posizione dell’Arcicaccia su uno degli argomenti che più stanno interessando il mondo venatorio nelle settimane dell’approvazione dei calendari; ritiene «tragicomico» dimezzare ulteriormente il limite massimo di prelievo: vorrebbe dire infatti tenere aperta la caccia per circa un’ora soltanto.

Stigmatizzando «l’atteggiamento pilatesco» della Commissione europea uscente, che ha raccomandato di chiudere la caccia alla tortora nella rotta orientale ma ai Paesi membri ha fornito le quote di prelievo (per l’Italia 17.590 abbattimenti), l’Arcicaccia ricorda inoltre di aver accolto con soddisfazione l’approvazione del piano di gestione della specie, «che speravamo fosse d’aiuto», e di aver accettato la riduzione e il monitoraggio del prelievo, «in modo da renderlo sostenibile»; il mondo venatorio ha risposto bene alle limitazioni, che però sembra che non abbiano sortito grandi effetti.

È dunque automatico pensare che la caccia non fosse il problema principale per la tortora; più che sul prelievo, bisogna pertanto lavorare «per rimuovere gli ostacoli ambientali», e dunque migliorare gli habitat in cui dimora.

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