Il Senato ha approvato in via definitiva il ddl che rimodula le restrizioni e riduce i divieti in prossimità dei valichi montani interessati dalle rotte migratorie dell’avifauna.
Approvando definitivamente il ddl montagna emendato dalla Camera, il Senato ha aggiustato una delle situazioni che dopo la sentenza del Tar della Lombardia più avrebbero rischiato di complicare la stagione che sta per aprirsi: nella nuova formulazione della legge 157/92 (il 21 l’articolo coinvolto, terzo comma), infatti, sparisce il riferimento al divieto di caccia in prossimità dei valichi montani interessati dalle rotte migratorie dell’avifauna.
Ora la legge circoscrive le restrizioni ai soli valichi intorno ai quali le migrazioni sono «rilevanti», e nei quali il dislivello, a una quota d’almeno mille metri, con i due contrafforti montuosi vicini comporta «un apprezzabile restringimento lungo un passaggio obbligato» per gli uccelli; in questo contesto anziché imporre il divieto di caccia ora la legge dispone l’istituzione di zone di protezione speciale.
Per identificare i valichi da proteggere i ministri dell’Ambiente e dell’Agricoltura avranno a disposizione sei mesi dal giorno in cui il testo comparirà sulla Gazzetta ufficiale; nel frattempo la legge ripristina le autorizzazioni in vigore nella scorsa stagione venatoria, di fatto cancellando il divieto generale imposto dal Tar della Lombardia – e nelle scorse ore s’era mosso anche il Tar del Veneto.
Per Roberto Calderoli, ministro degli affari regionali, l’emendamento ha «recepito alla lettera la direttiva europea e la sentenza [emessa] dalla Corte costituzionale» nel 2022; l’errore sta «nell’aver voluto interpretare il divieto di caccia all’avifauna come divieto assoluto».
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