La Federcaccia fa sapere che le associazioni ambientaliste hanno presentato un ricorso al Tar della Lombardia contro la caccia in deroga al fringuello e allo storno.
Ci sta che sia solo una sensazione, e i fatti delle prossime settimane potrebbero smentirla in una giornata; eppure i movimenti della fine di quest’estate suggeriscono che, diventato più difficile far sospendere i calendari venatori regionali, le associazioni ambientaliste abbiano diretto i propri attacchi contro la caccia in deroga, per la quale la legge non prevede alcuna clausola di salvaguardia qualora la giustizia amministrativa accolga il ricorso cautelare contro le delibere di giunta: oltre alla discussione pubblica, la sensazione la conferma la notizia che arriva dalla Lombardia, dove la Federcaccia fa sapere che Lac, Lipu, Wwf, Lav ed Enpa chiedono al Tar di fermare il prelievo del fringuello (97.637 gli abbattimenti previsti) e dello storno (36.552).
La Federcaccia elenca i punti cardine del ricorso: per le associazioni ambientaliste, dato che non tutti gli appostamenti fissi sono georeferenziati e che le guardie sono poche, è complicato effettuare controlli rigidi; è improbabile che il rendiconto dei prelievi sia corretto, perché si basa sui numeri forniti esclusivamente dai cacciatori; è facile confondere una peppola per un fringuello, e dunque sparare a una specie sbagliata; anche se le disposizioni consentono d’impiegare solo quelli d’allevamento, non di cattura, s’incentiva il bracconaggio per procacciarsi uccelli da impiegare come richiami vivi.
Oltre alla giunta regionale della Lombardia, tra i destinatari del ricorso c’è anche l’Ispra, che «non si sarebbe limitato ai propri compiti, dai quali invece avrebbe esulato»; la Federcaccia nota che per gli ambientalisti quando dà parere positivo alle deroghe l’Ispra «non è più così bravo come quando, [fatto] solito, esprime pareri negativi contro la caccia e i cacciatori».
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