Gli allegati alla delibera che contiene la proposta per l’aggiornamento del piano faunistico-venatorio regionale consentono di scoprire che nel 2023 gli appostamenti fissi di caccia in Toscana erano 11.707.
Oltre alla contrazione del numero dei cacciatori e all’aumento dell’età media (resta ridotto il ricambio generazionale) incidono sia la concorrenza della braccata come forma di caccia statica sia l’impegno gravoso in termini di tempo («la gestione dei richiami vivi è ormai patrimonio d’un numero tutto sommato relativamente ristretto di cacciatori appassionati»): era inevitabile che in poco più di trent’anni il numero di appostamenti fissi di caccia in Toscana si riducesse sensibilmente.
Dalla delibera con cui la giunta regionale della Toscana ha proposto il nuovo piano faunistico-venatorio s’apprende che dai 19.130 previsti come limite massimo dalla legge nazionale sulla caccia, che fotografava la situazione del 1992, si è scesi agli 11.707 del 2023; la perdita dunque è pari al 38,8%.
Per contrastare la tendenza, il piano proposto dalla giunta regionale intende ampliare in modo non marginale le zone in cui si possono impiantare appostamenti fissi all’interno di «alcuni comprensori che hanno conosciuto contrazioni significative».
È interessante anche la prevalenza del tipo d’appostamento a seconda del territorio: nelle province di Siena e di Grosseto si prediligono i colombacci anziché la cosiddetta selvaggina minuta.
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