Procedura d’infrazione sulla caccia: lettera della Commissione all’Italia

Procedura d’infrazione sulla caccia: lettera della Commissione al governo italiano: bandiere dell'Unione europea fuori da palazzo Berlaymont, sede della commissione europea
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Munizioni in piombo, calendari venatori, contrasto al bracconaggio, recupero delle carcasse con l’elicottero: l’Italia rischia l’apertura d’una procedura d’infrazione su quattro temi legati alla caccia.

Gli toccherà lavorare d’agosto: il governo italiano ha infatti a disposizione otto settimane (ma ai titolari di Agricoltura e Ambiente il ministero degli Affari europei ha detto di fare un po’ più alla svelta, entro il 18 settembre) per rispondere ai rilievi della Commissione europea che in caso di risposte insoddisfacenti su quattro temi legati alla caccia (munizioni in piombo, calendari venatori, contrasto al bracconaggio, recupero delle carcasse in Piemonte) potrebbe aprire una procedura d’infrazione.

Munizioni in piombo

La prima criticità riguarda la circolare sull’utilizzo delle munizioni in piombo nelle zone umide; discostandosi da quanto previsto dal regolamento europeo, il governo Meloni ha infatti deciso di non vietarne l’uso nelle zone cosiddette effimere, cioè non permanenti, e in quelle che all’esterno della rete Natura 2000, delle riserve naturali e delle oasi di protezione non sono classificate come Ramsar, secondo un «principio di proporzionalità» che non esiste nella normativa comunitaria.

La Commissione europea contesta inoltre la previsione secondo cui spetti al controllore dimostrare che chi detiene munizioni in piombo all’interno o in prossimità di una zona umida abbia effettivamente intenzione d’usarle; per il regolamento europeo si deve invece presumere che il semplice possesso sia equiparato all’impiego, e che spetti al cacciatore dimostrare il contrario.

A rischio anche il tiro sportivo, per il quale il governo italiano non ha imposto divieti; per la Commissione europea invece «non è escluso che una struttura si trovi in prossimità d’una zona umida e che [le munizioni] utilizzate cadano in acqua e [inquinino]»; anche imponendo per legge la raccolta dei pallini è «altamente improbabile assicurare che nessuno dei colpi sparati raggiunga le zone umide».

Calendari venatori

Sui calendari venatori la Commissione europea contesta sia la possibile sovrapposizione tra la stagione di caccia e la migrazione prenuziale sia, se i piani di gestione e conservazione non sono applicati efficacemente, il prelievo di specie a rischio, addirittura ventuno (allodola, alzavola, beccaccino, codone, combattente, coturnice, fagiano di monte, fischione, folaga, marzaiola, mestolone, moretta, moriglione, pavoncella, pernice rossa, pernice sarda, porciglione, quaglia, starna, tordo sassello, tortora); esistono piani di gestione solo per allodola (2018), coturnice (2018), tortora (2022) e moriglione (2023), ma la loro applicazione è «molto limitata e parziale», soprattutto se si considerano le misure di ripristino e conservazione degli habitat.

Il governo italiano dovrà dunque inviare a Bruxelles copia dei pareri dell’Ispra sulla sovrapposizione tra la migrazione e il periodo di caccia; dell’attuazione dei piani di gestione dovrà essere dettagliatamente dato conto, così che se ne possa valutare l’efficacia; è peraltro fondamentale che tutte le Regioni abbiano trasmesso all’Ispra i dati complessivi sugli abbattimenti.

Bracconaggio

Molti cittadini e organizzazioni non governative hanno denunciato la mancata applicazione del piano di contrasto al bracconaggio approvato nel 2017; e il rapporto dell’Ispra sui crimini contro gli uccelli selvatici segnala che il problema non è in via di risoluzione. Il piano avrebbe dovuto essere attuato nel 2020; ma ancora nel 2021 dei trentadue interventi complessivi ne erano stati effettuati solo dodici. La Commissione europea vuole dunque sapere a che punto sia l’attuazione del piano, come s’articoli il calendario degli interventi ancora non completati e quali siano le cifre aggiornate sul fenomeno; non è giustificata la mancanza delle relazioni annuali 2022 e 2023.

Anziché ridurli, il governo italiano deve invece rafforzare gli organici delle forze di vigilanza; solo così si può contrastare ciò che avviene sull’asse Calabria-Malta dove si sospetta un contrabbando di specie protette.

Il caso del Piemonte

La lettera della Commissione europea si chiude infine con una critica a una situazione geograficamente circoscritta. Nelle aree protette piemontesi è infatti consentito l’uso degli elicotteri per il recupero delle carcasse; la normativa regionale esclude esplicitamente la valutazione d’incidenza in caso d’intervento senza atterraggio.

Il governo italiano deve dunque spiegare come l’inevitabile incidenza sia stata valutata, e a questo punto se il recupero con l’elicottero sia previsto anche in altre regioni.

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