Predazione del lupo sui cani: a conti fatti

predazione del lupo sui cani: lupo nel parco nazionale d'Abruzzo
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Il primo report che raccoglie e analizza i dati della predazione del lupo sui cani, redatto dal Coordinamento nazionale delle federcacciatrici, fotografa il fenomeno in espansione nella nostra penisola.

Il Coodinamento nazionale federcacciatrici ha presentato, lo scorso ottobre, il primo report della predazione del lupo sui cani da caccia, domestici e da guardiania. Nel documento sono ordinati i dati raccolti sul nostro territorio tra novembre 2022 e il 31 agosto 2023 tramite delle schede di segnalazione le cui indicazioni sono state elaborate e fornite al mondo della politica e a quello della scienza.

Del progetto ne abbiamo già parlato sulle pagine di Caccia Magazine (numero 7 luglio 2023) e c’è da aggiungere che la raccolta dati non si ferma. Questo report è appunto il primo, perché il Coordinamento delle cacciatrici di Federcaccia non ha interrotto la possibilità di inviare con il metodo già rodato nuove segnalazioni, che verranno poi elaborate per la produzione di documenti aggiornati.

Un’analisi libera da preconcetti

Senza dubbio il documento rappresenta una prima fotografia del fenomeno. «Non si tratta di un progetto scientifico» ha precisato Massimo Buconi, presidente di Federcaccia, in occasione della conferenza stampa. «Questa raccolta dati e la loro elaborazione nascono dalla volontà di ricostruire un quadro di insieme che meglio permetta di cogliere il fenomeno, se non nella sua interezza sicuramente in modo più ampio».

Questo lavoro è frutto di ricerche e analisi libere da preconcetti e basate su dati oggettivi sistematicamente organizzati con un approccio che, pur non volendo sostituirsi a quello scientifico dei tecnici e dei ricercatori, è improntato al massimo rigore, distaccandosi da chi per vari e diversi interessi tende a ridimensionare o a esagerare gli effetti della consistente presenza del lupo.

«Non sono state prese in considerazioni segnalazioni anonime» ha precisato Isabella Villa, presidentessa del Coordinamento «e certamente non tutti i casi sono stati segnalati per una certa reticenza da parte dei cacciatori, ma senza dubbio le 180 pagine del report offrono spunti importanti di riflessione a tutti i coloro che a vario titolo si occupano di fauna e di gestione».

Un fenomeno in espansione

La predazione del lupo sui cani è un fenomeno in espansione, che suscita preoccupazione e allarme nella società. «A chi è chiamato a gestire la situazione» ha affermato Buconi «il mondo venatorio mette a disposizione esperienza e dati raccolti sul campo. Anche per il bene stesso del lupo».

D’altronde non potrebbe essere diversamente. I dati dell’ultimo monitoraggio sulla specie Canis lupus in Italia, pubblicati da Ispra nel 2022 e riferiti al biennio precedente, parlano, infatti, di circa 3.500 esemplari distribuiti in quasi tutte le regioni italiane, a esclusione delle isole. Secondo il Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia, nella nostra nazione è presente il 19% della consistenza della specie a livello europeo (esclusa la Russia) e il 24% a livello di Unione europea.

Un quadro attuale che fotografa una situazione ben diversa rispetto a soltanto cinquant’anni fa. Agli inizi degli anni Settanta la specie era considerata a rischio di estinzione nel nostro Paese, con pochi esemplari rimasti a popolare perlopiù impervie aree montane.

Dove e quante

Chi volesse consultare nel dettaglio il report può richiederlo direttamente al Coordinamento scrivendo a coordinamento.cacciatrici@fidc.it, ma qui anticipiamo le informazioni principali che sono emerse dall’elaborazione dei dati. L’Emilia Romagna fa da capofila con il 47,8% delle segnalazioni, seguita da Toscana (21,7%) e Abruzzo (10,9%). Le provincie più colpite risultano essere quelle di Parma (21,1%), Piacenza (16,7%), Firenze (12,2%) e L’Aquila (7,8%). Nei nove mesi di raccolta dei dati si sono comunque registrate segnalazioni in tutte le regioni dell’Italia peninsulare.

Le aggressioni sono documentate prevalentemente al mattino (60,7%). Il 18 % degli eventi è avvenuto di notte e il 14,6 % il pomeriggio. Generalmente i lupi aggrediscono in branco (49,4% dei casi), mentre le segnalazioni di attacchi da parte di individui isolati sono circa un quarto (25,8%). Nel 52,8% dei casi le aggressioni segnalate sono avvenute in aree boscate e il 49,4% dei casi è stato rilevato tra i 500 e i 1.000 metri di altitudine

I cani più facilmente soggetti alle aggressioni sono i segugi in attività di caccia o addestramento (55,1%) e rilevante è la percentuale degli attacchi in giardino recintato (11,2%,). L’età del cane non sembra incidere particolarmente sul tentativo di predazione e i casi sono equamente distribuiti nelle varie fasce di età: 1-3 anni 30,3%, 4-7 anni 36%, 8-10 anni 22,5%). L’esito degli attacchi porta il 69,7% delle volte al decesso dell’animale. Per quanto riguarda gli altri animali spiccano quelli da cortile (23,8%), vacche (14,3%), pecore (11,9 %). Il 2,5% delle segnalazioni ha fatto rilevare aggressioni anche sull’uomo.

Parliamone senza pregiudizi

«Il lupo non è una specie cacciabile e in tutta chiarezza non interessa ai cacciatori in quanto tali che lo sia. Ciò non toglie però che come cittadini che vivono la ruralità e sono vicini a tutte le attività a questa legate, siamo interessati al fatto che la gestione del lupo e dei conflitti che la sua presenza può generare vengano affrontati dalle istituzioni» è stato il punto fermo messo da Massimo Buconi.

Il presidente di Federcaccia ha anche aggiunto: «Purtroppo non esistono soluzioni semplici. È fondamentale trovare un punto di equilibrio tra la doverosa tutela della specie e la gestione responsabile delle attività umane. Da questo punto di vista una corretta gestione del lupo diventa quanto mai urgente e indispensabile e sono convinto che questo lavoro possa dare a chi è chiamato a farlo – governo, ministeri, istituti di ricerca, amministrazioni regionali – il suo contributo per proseguire in questa direzione».

«D’altra parte la stessa Unione europea si sta occupando della questione lupo» ha ribadito Isabella Villa «valutando un declassamento del suo status da specie particolarmente protetta a specie protetta. Noi proseguiremo nella nostra raccolta dati per poter continuare a fornire un quadro il più dettagliato possibile di quanto accade».

In coda alla conferenza stampa di presentazione del report si sono fatte sentire le voci degli onorevoli Stefano Vaccari del Pd e Francesco Bruzzone della Lega, che hanno sottolineato l’impossibilità di fronteggiare il fenomeno con gli strumenti legislativi attualmente disponibili. Presente anche Ispra, rappresentato da Paola Aragno, che ha segnalato come i conflitti vadano certamente gestiti anche proprio per proteggere la specie.

La versione integrale dell’articolo è stata pubblicata su Caccia Magazine gennaio 2024. Non perdere le ultime notizie sulla caccia sul portale web di Caccia Magazinee e seguici anche sulla nostra pagina Facebook