Piano faunistico-venatorio della Toscana: critica la cabina di regia regionale

Piano faunistico-venatorio della Toscana: cinghiale visto frontalmente
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La cabina di regia regionale critica l’organizzazione del convegno in cui la Regione discuterà con la Federcaccia del prossimo piano faunistico-venatorio della Toscana.

Dopo Sisto Dati, l’intera cabina di regia del mondo venatorio regionale: non si fermano le critiche sul convegno organizzato da Regione e Federcaccia che sabato discuteranno del prossimo piano faunistico-venatorio della Toscana. Arcicaccia, Enalcaccia, Italcaccia e Libera Caccia chiedono infatti che se in quella sede sarà presentata «solo a una platea limitata e marginalmente rappresentativa» la bozza programmatica sia contestualmente pubblicata e messa a disposizione di tutte le associazioni venatorie; oltre che a Eugenio Giani e Stefania Saccardi, presidente e vicepresidente della giunta regionale, l’appello è rivolto all’autorità garante delle comunicazioni.

Per i rappresentanti delle quattro sigle il ritardo nell’approvazione del nuovo piano (l’ultimo è scaduto nel 2015) è una delle cause principali con cui spiegare sia il declino della gestione faunistico-venatoria in Toscana sia una serie di disomogeneità sul territorio regionale; da provincia a provincia si riscontrano infatti difformità nella concessione degli appostamenti fissi e nella gestione degli istituti faunistici e degli Atc, «il cui coordinamento unitario [peraltro] s’è sfasciato».

Arcicaccia, Enalcaccia, Italcaccia e Libera Caccia contestano soprattutto la decisione d’affidare al presidente nazionale di un’associazione venatoria le conclusioni d’un convegno istituzionale; «sorgono pertanto dubbi sull’effettiva paternità dell’iniziativa» che «toglie ogni rappresentanza a circa metà del mondo venatorio toscano». La cabina di regia regionale rappresenta infatti circa trentamila cacciatori.

Dinanzi alle proteste sono arrivate soltanto «vaghe proposte» di ripetere eventi simili con una partnership diversa; la cabina di regia chiede invece che la Regione mantenga, o recuperi, la spinta a coinvolgere tutti i soggetti interessati. «Sono inutili» si chiude la nota «gli appelli all’unità dei cacciatori se poi si prendono queste scorciatoie».

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