Palchi anomali e prospettive di vita

Palchi anomali e prospettive di vita

I palchi anomali esercitano un grande fascino sui cacciatori: rappresentano un unicum e come tutte le cose uniche hanno un particolare appeal. Sono però pur sempre delle menomazioni che possono influire in vario modo sulla vita degli ungulati.

L’accrescimento del palco dei cervidi è un meccanismo molto complesso che può andare incontro a una serie di errori da cui nascono i palchi anomali, ossia alterazioni di forma e dimensioni. Queste anomalie possono essere transitorie oppure permanenti. Le alterazioni derivano a stati di malattia e sono normalmente caratterizzate da una scarsa crescita e dallo sviluppo assente o ridotto di qualche punta; una volta che è l’animale è guarito, il trofeo riprende a crescere regolarmente. Anche un trauma al velluto porta a un’alterazione transitoria e alla conseguente anomalia della crescita della stanga interessata. Le anomalie permanenti sono invece quelle che condizionano lo sviluppo del palco per tutta la vita dell’animale e sono determinate da cause genetiche, traumi, patologie croniche, stress continuo, disturbi ormonali.

Palchi anomali: le cause più comuni

Le cause delle anomalie del trofeo sono da ricercare in più fattori: alterazioni del patrimonio genetico; malattie o disturbi del metabolismo; disturbi ormonali; traumi meccanici all’osso frontale e al supporto; ferite del palco; ferite somatiche, prevalentemente scheletriche; congelamento. Ognuna di queste cause produce un’alterazione di un certo tipo.

Alterazioni del patrimonio genetico

La forma e le dimensioni dei palchi dipendono dal patrimonio genetico di ogni animale; se questo subisce un’alterazione, anche i palchi possono modificare le proprie caratteristiche. I difetti ereditari si presentano ogni anno e interessano tutte e due stanghe. L’unione basale degli steli ossei, anomalia genetica caratteristica del capriolo, porta alla fusione parziale delle due stanghe.

Disturbi del metabolismo

Alcune alterazioni del trofeo si presentano in entrambe le stanghe, ma non tutti gli anni. In genere si tratta di anomalie dovute a un errato metabolismo che interessa prevalentemente l’equilibrio calcio-fosforo e l’assorbimento di molti sali minerali a livello intestinale; pertanto risultano maggiormente diffuse al termine di inverni molto freddi e nevosi che debilitano gli animali. Una malformazione dovuta a disturbi del metabolismo tipica del capriolo è il “corno a cavatappi” o “corno d’ariete”: presenta forma contorta per una difettosa calcificazione e ossificazione del palco che si compie tardivamente su stanghe in velluto già deformate e piegate perlopiù verso il basso.

Si parla invece di palco di gomma qualora si presenti debole e flessibile a causa della mancata o ridotta calcificazione. In questo caso i vasi sanguigni mantengono ancora un rapporto con la circolazione sanguigna corporea e tengono il palco in vita. Generalmente i palchi di gomma si manifestano all’inizio della stagione venatoria; comunque evolvono poi in stanghe ossificate.

Disturbi ormonali

Ci sono poi alcune anomalie del trofeo determinate dalla mancata produzione di ormoni sessuali. La presenza del trofeo nelle femmine (molto raro nelle femmine giovani, meno in quelle vecchie) è dovuta a un malfunzionamento del sistema genitale e in particolare delle ovaie; in questo caso le stanghe sono molto più piccole, non ramificate, spesso spugnose, friabili e talvolta ricoperte dal velluto. Le rose sono spesso assenti, gli steli molto sottili e corti.

Nel maschio l’assenza del palco può interessare entrambe le stanghe o una sola stanga; in entrambi i casi si tratta comunque di esemplari con i genitali sviluppati regolarmente e però portatori di gravi disfunzioni ormonali o inattività dei centri nervosi che regolano lo sviluppo del trofeo. Quando invece il capriolo subisce la castrazione nei primi mesi di vita, non si formano i ceppi ossei e non si sviluppa mai un trofeo. Anche l’incompleta pulitura del velluto è determinata da una disfunzione ormonale.

La parrucca

Se la durante la crescita del palco la concentrazione degli ormoni sessuali nel sangue cade velocemente, si assiste alla formazione della cosiddetta parrucca: è caratterizzata dalla mancata perdita del velluto e dalla prosecuzione della crescita delle stanghe. Si tratta di un’anomalia generalmente dovuta alla castrazione di entrambi i testicoli e comporta una crescita incontrollata del trofeo fino a costituire una formazione informe che non arriva mai alla completa ossificazione e che non viene mai pulita. Il palco in questi casi si sviluppa o in larghezza verso il basso, formando la cosiddetta parrucca a elmo, o innalzandosi a torre, formando la cosiddetta parrucca a mitra.

Il trauma ai testicoli determina un’alterazione dello sviluppo del palco a seconda del periodo in cui avviene. Se a essere danneggiati sono i testicoli di un capriolo che possiede ancora il velluto, questo proseguirà nella crescita in modo ininterrotto dato che il testosterone non influenza la crescita del trofeo. Se la lesione avviene quando il trofeo è stato pulito, i palchi cadono dopo breve tempo e solo il nuovo trofeo avrà le caratteristiche del trofeo parrucca. Allo stesso modo una castrazione a stanghe cadute determina la malformazione del trofeo a partire dalla primavera successiva.

A pergamena, a cuoio, a pece

Un’eccessiva produzione di testosterone determina un ritardo della caduta delle vecchie stanghe; la loro caduta è infatti determinata da un picco negativo della concentrazione di testosterone nel sangue. Pertanto verranno a convivere con quelle nuove in crescita; in questo caso avremo quattro stanghe, una a fianco dell’altra e con lunghezze diverse. Tale anomalia è caratterizzata dalla presenza di un trofeo che ingloba disordinatamente le stanghe dell’anno precedente, non perse.

Un deficit ormonale può infine produrre i cosiddetti palchi a pergamena, a cuoio e a pece, caratterizzati dalla mancata caduta del velluto: sebbene atrofizzato, rimane attaccato alle stanghe che possono andare incontro a un’incompleta ossificazione. La causa di tali anomalie è probabilmente da ricercare in una ridotta o ritardata azione del testosterone sulla formazione del trofeo.

Traumi meccanici all’osso frontale e al supporto

In caso di amputazione dello stelo osseo (supporto) o di buona parte dell’osso frontale circostante si formano stanghe anomale e prive di punte, che comunque possono raggiungere buone dimensioni soprattutto in larghezza. Talvolta in questi casi si assiste alla formazione di un palco con rose sovrannumerarie sopra le quali spuntano becchi ossei multipli o una o più stanghe accessorie. Quando la rottura dello stelo è costituita da una semplice incrinatura oppure non è totale, perché la pelle tiene in qualche modo in sede il ceppo e il palco sovrastante, la ferita guarisce e la stanga può perdere la sua direzione originaria mantenendo il palco normale, soprattutto qualora il trauma sia accorso nella fase terminale dello sviluppo.

Se il supporto osseo (stelo) viene completamente fratturato, la stanga in crescita cade insieme al frammento dello stelo oppure può rimanere pendula dal capo; nel caso mantenga una parte della vascolarizzazione (velluto), può continuare il proprio processo di sviluppo fino alla successiva ossificazione. Nel caso la frattura avvenga quando l’animale è in velluto, la stanga danneggiata non si pulisce e il velluto si atrofizza su di lui come la pergamena. I traumi dello stelo che avvengono a palco maturo o quando il velluto è quasi caduto, non danno tuttavia origine a stanghe accessorie: la ferita si rimargina e non avviene alcuna neoproduzione.

Le anomalie causate dalla rottura del supporto o dell’osso frontale causano comunque sempre deformità permanenti negli anni: in tutti i casi però il palco si rinnova e cade regolarmente.  Nel caso, infine, che una lesione danneggi la regione frontale prima della formazione dello stelo, cioè all’età di pochi mesi, l’altra stanga può mancare per tutta la vita dell’animale.

Traumi del palco pulito

Spesso i cervidi sono interessati da traumi e rotture delle punte o di parti dell’asta nelle stanghe già mature. In questi casi si assiste alla perdita della parte distale del trofeo fratturato, ma l’anomalia non determina conseguenze per il palco in crescita nell’anno successivo.

Traumi del palco in velluto

Come quelli dello stelo e dell’osso frontale, i traumi del velluto determinano anomalie della crescita del palco e della forma della stanga. Generalmente si tratta di malformazioni transitorie che causano una malformazione del palco per un solo anno. Essendo un tessuto vivo e molto vascolarizzato, in caso di lesioni il velluto va incontro a una rapida cicatrizzazione, soprattutto se si tratta di lesioni superficiali; se invece la ferita risulta profonda, con perdita di sangue e asportazione di parte del velluto, si verificano deformazioni evidenti del trofeo.

Nel caso il trauma interessi il bottone iniziale in fase di velluto, dopo la cicatrizzazione si generano nuove zone di formazione cornuale, che portano alla crescita di numerose punte con possibile distribuzione e crescita a pollonaia. Qualora invece venisse interessato l’apice della stanga in maturazione, la sua rottura può essere causa di una moltiplicazione delle punte con orientamenti anomali. Questo avviene soprattutto quando la parte sopra la rottura è ossificata; se la parte spezzata rimane attaccata al resto della stanga in crescita e la formazione è agli inizi e quindi l’ossificazione non risulta ancora evidente, la crescita riprende nuovamente verso l’alto.

Cicatrizzazioni differenti

Un trauma su un velluto già calcificato può comportare la perdita della parte superiore spezzata o la formazione di palchi a tronconi oppure piegati; in questi casi spesso la parte di stanga fratturata non viene perduta, ma trattenuta dal velluto elastico. Qualora venga garantita la vascolarizzazione, le stanghe possono continuare a sopravvivere e crescere, formando generalmente un angolo a uncino. Un trofeo guarito non presenta segni particolari di cicatrizzazione, come invece avviene per le ossa degli arti.

Ci sono poi casi meno gravi ove la stanga è solo rotta, senza che la parte distale perda il suo naturale orientamento. In questi casi la saldatura delle due parti è veloce e risulta accompagnata dalla formazione di un rigonfiamento e di un edema della regione di velluto interessata. Tali rigonfiamenti hanno generalmente vita temporanea a seguito dell’assorbimento dei liquidi prodotti (pus) da parte del tessuto morbido e spugnoso del palco; progressivamente il tessuto corneo si indurisce con la forma gonfiata.

Congelamento

Le temperature inferiori a -20°C determinano spesso modificazioni dello sviluppo del palco: inducono infatti alterazioni della circolazione sanguigna nel velluto. Spesso dopo inverni molto rigidi si osservano dei caprioli maschi con stanghe corte, atrofizzate, amputate all’apice e generalmente non ramificate.

Le stanghe si presentano come dei mozziconi, la cui base è completamente formata ma la cui asta si arresta poco sopra la rosa e termina con una superficie apicale piana. La conferma della morte improvvisa della parte superiore della stanga in velluto è data dalla presenza, sopra i mozziconi maturi e calcificati, di una scura massa porosa che costituisce, appunto, il tessuto morto. Normalmente questa parte viene perduta assieme al velluto.

La vita è più difficile…

Difficilmente, per non dire quasi mai, i palchi anomali comportano la morte dell’animale, anche in considerazione del fatto che molte di queste malformazioni risultano temporanee. Questo però non significa che tali anomalie non esercitino comunque un disturbo allo svolgimento delle diverse attività trofiche degli animali. E soprattutto inficiano la riproduzione. Il palco costituisce infatti un’importante arma da utilizzare durante i combattimenti tra maschi della stessa specie; il suo possesso è comunque spesso accompagnato da atteggiamenti aggressivi da parte degli animali che tendono ad affermare il proprio ruolo sociale e di rango all’interno del gruppo.

Il palco pertanto esercita una funzione dimostrativa-intimidatoria, e ciò rende non necessario ricorrere ai combattimenti per l’affermazione del ruolo all’interno del gruppo; è un indubbio vantaggio per i contendenti. Sono proprio le specie sociali come il cervo e il daino a trarre maggiori vantaggi dalle dimensioni e dalle caratteristiche del palco, in ragione del suo ruolo nello stabilire le gerarchie di dominanza all’interno del gruppo. Ciò lo dimostra il fatto che, in caso di perdita del palco, gli esemplari maschi dominanti sono costretti ad abbandonare il comando del branco. Un palco con caratteristiche difformi e fortemente alterato rispetto alla struttura naturale può quindi comportare un ridotto successo riproduttivo di chi lo possiede.

… ma in un solo caso finisce

La vita degli ungulati con palchi anomali è pressoché garantita, fatto salvo il caso del trofeo a parrucca causato dalla castrazione di entrambi i testicoli. La parrucca porta sempre a morte il capriolo nel giro di tre anni al massimo; sono letali la setticemia dovuta all’infezione della porzione di pelle della testa che rimane coperta e la perforazione del cranio. L’animale parruccato soffre di una forte osteoporosi localizzata soprattutto a livello delle ossa craniche, sicuramente a causa della sottrazione di calcio dall’organismo dovuta all’abnorme e continua crescita del palco che porta a un notevole assottigliamento delle pareti craniche.

La morte nell’animale con parrucca può sopraggiungere anche per denutrizione dovuta alla cecità o per le complicanze infettive o della cavità cranica (per esempio miasi); un capriolo indebolito viene inoltre più facilmente colpito da malattie parassitarie. Valutare la frequenza con cui quest’anomalia si manifesta risulta però difficile; alcuni studi evidenziano come lo 0,5-0,7% dei caprioli deceduti per malattia presentavano la parrucca.

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