Neanche nella seconda settimana di dicembre l’ottava e la nona commissione del Senato inizieranno a votare gli emendamenti alla riforma della legge sulla caccia promossa dai capigruppo del centrodestra.
È con una certa rassegnazione che il mondo venatorio italiano prende atto che neppure nel corso della dodicesima settimana dall’ultima riunione congiunta (era metà settembre) le commissioni Agricoltura e Ambiente del Senato inizieranno a votare i 2.084 emendamenti alla riforma della legge sulla caccia promossa dai capigruppo del centrodestra.
Timidamente Fratelli d’Italia e la Lega hanno provato a introdurre qualche modifica (fine del divieto di lucro per le aziende faunistico-venatorie, criteri più chiari per identificare l’inizio del periodo di migrazione prenuziale) nell’articolato della legge di bilancio, che il parlamento dovrà approvare entro la fine di dicembre; è difficile che la mossa abbia esito, nessuno di questi emendamenti è entrato tra quelli cosiddetti segnalati, quelli cioè che la quinta commissione del Senato (ci s’attende poi un maxiemendamento del governo, con allegata questione di fiducia) prenderà in esame nel corso dei prossimi giorni.
Lo slittamento nel 2026 è un’opzione pressoché certa, considerato il gran numero di emendamenti da votare e i tempi richiesti dal passaggio (almeno) doppio tra Senato e Camera.
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