Neppure nella settimana che s’apre lunedì 13 le commissioni Agricoltura e Ambiente del Senato inizieranno a votare gli emendamenti alla riforma della legge sulla caccia promossa dai capigruppo del centrodestra.
Per la quarta settimana consecutiva l’ottava e la nona commissione del Senato non si riuniranno per iniziare a votare i 2.084 emendamenti con cui i gruppi parlamentari (anche di maggioranza, ma soprattutto d’opposizione: quasi metà arriva dal Movimento 5 Stelle, che con una classica manovra ostruzionistica ne ha presentati circa un migliaio) intendono modificare l’impianto della riforma della legge sulla caccia promossa da Lucio Malan, Maurizio Gasparri e Massimiliano Romeo, capigruppo rispettivamente di Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega, insieme a Giorgio Salvitti, Noi moderati.
Se per le prime due settimane la ragione avrebbe potuto essere tecnica (la riduzione del numero dei parlamentari ha appesantito i lavori delle commissioni: le cose da fare sono le stesse, meno le persone a farle; e non è semplice far collimare due calendari diversi), a un mese dall’ultima riunione è lecito iniziare a ipotizzare valutazioni politiche: se si scarta l’ipotesi di qualche turbolenza nel centrodestra, che continua a raccontarsi compatto nonostante le dichiarazioni di Michela Brambilla, la migliore spiegazione possibile sta nella volontà di scavalcare le elezioni regionali – sia perché mentre è in corso la campagna elettorale le opposizioni sono meno inclini a una mediazione, necessaria per accorciare i tempi del dibattito, sia perché solo dopo aver saputo se ha vinto, perso o pareggiato la maggioranza potrà decidere se ha ancora abbastanza slancio per spingere la riforma, o se invece le conviene rallentare e puntare su altri argomenti.
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