Nel corso di «Siamo noi», trasmissione di Tv2000, Christian Maffei ha evidenziato quello che l’Arcicaccia ritiene il punto più critico della riforma della 157/92, ossia il depotenziamento della caccia sociale a favore della caccia privata.
La reazione trasversale «sta impedendo di guardare al merito» della proposta di riforma targata centrodestra, che intende soprattutto depotenziare la caccia pubblica e sociale, il nucleo della 157/92, a favore della caccia privata: al mondo dei cacciatori è nota la posizione di Christian Maffei, presidente nazionale dell’Arcicaccia, e da qualche ora è più facile che sia nota anche a una platea un po’ più che estesa, visto che l’occasione per ribadirla l’ha offerta la trasmissione «Siamo noi» di Tv2000 (l’editore è Rete Blu, azienda controllata dalla Conferenza episcopale italiana).
Dopo aver ricordato che l’Arcicaccia è «una fortissima sostenitrice» della 157/92 «così com’è», un «punto d’equilibrio» tra cacciatori e ambientalisti da non toccare «finché non [se ne troverà] un altro altrettanto virtuoso», Maffei s’è rivolto di nuovo alla politica chiedendole di soprassedere sull’abolizione del divieto di lucro per le aziende faunistico-venatorie, un tema sul quale Lega e Fratelli d’Italia stanno provando a intervenire (poche le chance di successo) anche nel corso della sessione di bilancio: è necessario tamponare, dice Maffei, «la pressione potente» delle associazioni agricole, interessate a «un disegno economico diverso» da quello consentito attualmente in Italia quando il tema è la caccia.
Nella riforma del centrodestra, ha chiuso Maffei, non c’è scritto che la selvaggina diventerà dei proprietari dei terreni; spostare l’accento sulla caccia privata è però un preludio a una modifica in questo senso: nel giro di poco diventerà insostenibile una situazione «in cui si consentirà a qualcuno di guadagnare e a qualcun altro di non farlo».
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