L’invecchiamento del cane da seguita: ecco quando e come pensionarlo

L’invecchiamento del cane da seguita: in foto un soggetto di Gianni Perotti
© Emanuele Nava

Serena Bonanni, medico veterinario e segugista, spiega come gestire al meglio l’invecchiamento del cane da seguita.

L’invecchiamento del cane da seguita porta con sé una serie di conseguenze negative facilmente intuibili che incidono quantomeno sulle sue prestazioni fisiche. Nel caso del segugio, il rammarico per la sua breve longevità aumenta visto che spesso è necessario fargli vivere sul campo almeno tre stagioni di caccia prima di poterlo definire completo. E dunque, indipendentemente dalla sua precocità, difficilmente lo vedremo esprimersi al massimo prima che compia il quarto anno. Dopo un lasso di tempo più o meno equivalente inizieremo ad assistere al suo declino; è facile comprendere come risulti assai limitato l’intervallo temporale all’interno del quale potremo beneficiare del massimo delle sue prestazioni.

L’invecchiamento del cane da seguita: una questione di tecnica cinofila

E dunque oltre alle considerazioni valide per ogni razza canina l’invecchiamento del segugio richiede qualche riflessione specifica. Una riguarda il tipo di lavoro svolto sul terreno di caccia, costituito da alcune fasi specifiche e consequenziali tra loro. Le prime possono esaltare mestiere ed esperienza e non impongono necessariamente grande prestanza fisica; l’ultima, quella dell’inseguimento, comporta invece uno sforzo fisico notevole che mette a dura prova tutti gli organi e gli apparati. Il rischio è quindi osservare soggetti smaliziati in fase di accostamento e di reperimento del selvatico, ma la cui impetuosità nella seguita è già in fase calante.

Consideriamo inoltre che molto spesso il segugio non caccia in solitaria, bensì in coppia o in muta; l’impatto del suo declino fisico andrebbe dunque considerato anche ai fini delle logiche del gruppo in cui si trova a collaborare. Il concetto risulta evidente se immaginiamo di confrontare il rendimento offerto da due mute, entrambe composte da quattro soggetti di età media di sei anni ma con un range di età pari a tre per una muta e prossimo allo zero per l’altra. Entrambe le mute potrebbero idealmente mettere sul campo un giusto mix di esperienza e prestanza fisica, ma la prima potrebbe presentare sicuramente maggiori squilibri e tensioni nelle varie fasi.

L’invecchiamento del cane da seguita rappresenta pertanto una questione di tecnica cinofila, ma è anche e soprattutto uno degli aspetti di rilievo quando si parla di benessere animale. Interessarsi al benessere del nostro segugio significa quindi comprendere come comportarci quotidianamente per cercare di allungare il suo periodo di attività, capire quando è il caso di mandarlo in pensione e infine stabilire come gestire al meglio questo momento delicato. Per approfondire questi temi ho deciso di rivolgermi a Serena Bonanni, medico veterinario e segugista toscana.

Intervista a Serena Bonanni

Come si allunga la vita venatoria di un cane da seguita? O, più precisamente, come lo si accompagna meglio alla pensione?
Per avere un ausiliare cane in forma consiglierei di fargli eseguire durante tutta la sua vita con buona regolarità un controllo delle ectoparassitosi ed endoparassitosi, oltre agli esami ematologici di routine. Dopo i sei anni ritengo sia utile programmare un’ecografia di controllo all’addome e una rx toracica. Nei maschi sarà anche importante valutare la funzionalità prostatica, mentre nelle femmine saranno oggetto di particolari controlli l’utero e le ovaie. Ovviamente è cruciale individuare per il soggetto un’alimentazione sana e bilanciata, capace di variare non solo negli anni ma anche nel corso dello stesso anno in funzione del differente livello di sforzo fisico cui viene sottoposto nelle diverse stagioni.

Ogni canettiere conosce molto bene i suoi soggetti e il loro comportamento, domestico e venatorio: se varia è importante intervenire tempestivamente. Se questi mutamenti sono legati all’avanzare dell’età, oltre a programmare alcune diagnosi specifiche può essere il caso di iniziare a valutare un minor sfruttamento. Se non ci si è fatti cogliere impreparati dall’invecchiamento, avremo in canile un suo giovane sostituto che potrà iniziare a prenderne il posto in muta. Graduale sarà l’ingresso in muta del giovane allievo e altrettanto graduale dovrà essere in questo senso il pensionamento del cane anziano, anche al fine di non abbatterlo psicologicamente.

Pensionamento? Non esiste una regola fissa

A un certo punto si giungerà anche al momento del definitivo pensionamento. Non esiste una regola fissa in merito al momento in cui ritirare i nostri cani dall’attività venatoria. L’età può variare, non tanto in base alla razza cui appartiene il nostro segugio quanto piuttosto alla specializzazione su cui viene impiegato e al tipo di terreno in cui viene sciolto.

Il modo per dimostrare attenzione al benessere di un segugio sarà dunque quello di riservargli qualche uscita molto soft quando ormai è giunto all’età della pensione. Questa prassi è molto più semplice da attuare per il segugio da lepre, un po’ meno per lo specialista da cinghiale. Queste brevi uscite, oltre a non arrecare danni sul fisico del soggetto, ne miglioreranno il benessere psichico e saranno il miglior gesto di riconoscenza che potremo avere nei confronti di un compagno che ci ha dato tutto finché ne ha avuto la forza, e magari qualche volta per noi è andato anche oltre.

L’intervista completa si può leggere su Caccia Magazine ottobre 2021, in edicola. Non perdere le ultime news sul mondo venatorio e i test di ottichearmi e munizioni sul portale web di Caccia Magazine.