Tra i cosiddetti emendamenti segnalati, quelli che le forze politiche considerano prioritari nell’esame della legge di bilancio, non risultano interventi sulla caccia.
Premesso che la politica può regalare sempre sorprese, e che per arrivare in fondo all’iter d’approvazione c’è tempo fino alla fine di dicembre, guardando le carte che si hanno in mano adesso è difficile ipotizzare una modifica della legge sulla caccia nel corso della sessione di bilancio.
A quanto risulta, nessuno degli emendamenti sul tema – né la fine del divieto di lucro per le aziende faunistico-venatorie, né una definizione più rigida dei criteri con cui identificare il periodo della migrazione prenuziale – è entrato tra quelli cosiddetti segnalati, dei circa cinquemila i pochi che la quinta commissione del Senato voterà.
Della legge 157/92 si tratterà soltanto, per un aspetto marginale, su iniziativa del gruppo parlamentare Verdi-Sinistra, che «al fine di assicurare il soccorso e l’assistenza della fauna ferita o in difficoltà» propone di finanziare il fondo destinato all’attività dei Cras con tre milioni di euro sia nel 2026, sia nel 2027, sia nel 2028.
Resta comunque necessario mantenere alta l’attenzione: è complessa la procedura che porta all’approvazione definitiva della legge di bilancio, e non si può escludere un maxiemendamento con cui il governo riscriva l’impianto complessivo aggiungendoci le modifiche richieste dal parlamento, e poi chieda la fiducia.
Non s’è sbloccato neppure il ddl con cui dalla scorsa estate i capigruppo del centrodestra puntano a una riforma organica: neppure questa settimana l’ottava e la nona commissione del Senato si riuniranno per riprendere la discussione interrotta a metà settembre.
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