L’Acma critica sul divieto di caccia nel demanio marittimo

L’Acma critica sul divieto di caccia nel demanio marittimo: cacciatore su barca, caccia agli uccelli acquatici
© Sergey Chuyko / shutterstock

L’Acma segnala che in molte zone il divieto di caccia nei terreni del demanio marittimo comporterebbe la fine della caccia agli uccelli acquatici.

Per far vedere che le polemiche sui cacciatori in spiaggia erano pretestuose, la maggioranza ha frenato un po’ troppo: in alcune zone la proposta di vietare la caccia nei territori del demanio marittimo, escluso dalla programmazione venatoria, rischia di creare problemi enormi.

Lo denuncia l’Acma, una delle settoriali della Federcaccia, che segnala che in questo modo diventerebbe impossibile andare a caccia «in spiaggia, nelle foci dei fiumi, nelle lagune»: di fatto «per la stragrande maggioranza dei cacciatori italiani», quelli che frequentano territori nei quali è già in vigore il divieto nella maggior parte delle zone umide interne, sarebbe la fine della caccia agli uccelli acquatici.

L’Acma ricorda che «nessuna norma europea prevede questa restrizione»; anzi, «in molti Stati» come la Francia e la Danimarca «proprio il demanio marittimo rappresenta la zona d’elezione per la caccia agli acquatici». Del divieto peraltro non si dà alcuna giustificazione «né gestionale né sociale»: l’attuale formulazione della legge 157/92, che prevede distanze minime «da abitazioni, strade, ferrovie e posti di lavoro», è più che sufficiente «a garantire sicurezza adeguata».

La Federcaccia si sta muovendo «per [far] modificare questa proposta» (retroscena parlamentari danno molto attiva anche la Lega): l’Acma, che la ritiene irricevibile, rilancia chiedendo inoltre l’aumento della giornata di caccia agli acquatici (chiusura posticipata fino a un’ora dopo il tramonto), l’inserimento dell’oca selvatica tra le specie cacciabili, la fine del divieto di caccia da natante.

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