L’ottava e la nona commissione del Senato iniziano a discutere il ddl De Cristofaro sull’abolizione dell’articolo 842 del codice civile, quello che ai cacciatori consente di accedere ai fondi privati e che dunque rende possibile la caccia sociale in Italia.
È pressoché impossibile che raccolga il numero di voti necessari per l’approvazione, è chiaro l’orientamento della maggioranza; eppure il ddl 1577, con cui l’Alleanza Verdi-Sinistra (primo firmatario Peppe De Cristofaro, capogruppo al Senato; hanno aderito anche Ilaria Cucchi e Tino Magni) intende abolire l’articolo 842 del codice civile e dunque impedire ai cacciatori di accedere ai fondi privati, rischia comunque di prendersi un pezzo cospicuo della scena politica.
Nella seconda parte dell’estate, infatti, di caccia si discuterà a fondo: il Senato sta esaminando il ddl di maggioranza per la riforma della legge 157/92 (ieri alle audizioni hanno preso parte i vertici delle associazioni venatorie nazionali compresa l’Anuu migratoristi, esclusa in prima battuta) e il ddl montagna, che dopo l’emendamento Bruzzone rimodula le restrizioni e riduce i divieti in prossimità dei valichi montani interessati dalle rotte migratorie.
È inevitabile che una parte dell’opinione pubblica si coaguli intorno a una proposta di segno diverso, come quella che intende abolire l’articolo che rende possibile la caccia sociale in Italia: se ne parla già oggi nella seduta congiunta delle commissioni Agricoltura e Ambiente, relatori – anche stavolta – il leghista Giorgio Bergesio e Francesca Tubetti, di Fratelli d’Italia.
La proposta
Alleanza Verdi-Sinistra intende abolire i primi due commi dell’articolo 842 del codice civile, quelli che recitano: «Il proprietario di un fondo non può impedire che ci si entri per l’esercizio della caccia, a meno che il fondo sia chiuso nei modi stabiliti dalla legge [157/92] o ci siano in atto colture suscettibili di danno. Costui può sempre opporsi a chi non è munito della licenza rilasciata dall’autorità».
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