Nel corso della discussione della riforma della legge sulla caccia il Partito democratico ha presentato un emendamento con cui propone di rendere obbligatoria la frequenza di corsi di formazione appositi prima dell’esame per la licenza di porto d’armi venatorio.
Si può essere d’accordo o non d’accordo, ma perlomeno non ci si sente sotto attacco come quando si leggono le proposte del Movimento 5 Stelle o dell’Alleanza Verdi-Sinistra, che come ha notato l’Arcicaccia si stanno servendo della riforma della legge 157/92 per marcare il proprio profilo in una direzione inequivocabile; al contrario, si può discutere laicamente dell’emendamento presentato dal Partito democratico (è il 15.21, l’ha firmato il senatore Silvio Franceschelli), che suggerisce che prima di sostenere l’esame per la licenza di porto d’armi venatorio gli aspiranti cacciatori debbano per forza partecipare ad appositi corsi di formazione organizzati dagli Atc, dai Comprensori alpini o dalle associazioni.
Se l’emendamento entrerà nella nuova formulazione della legge 157/92, il ministro dell’Agricoltura avrà a disposizione tre mesi per confrontarsi con le Regioni e «stabilire i criteri, le modalità d’organizzazione e la durata minima dei corsi».
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