Gestione venatoria, l’esempio del Friuli Venezia Giulia

© Rudmer Zwerver / shutterstock
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La raccolta di informazioni è decisiva per la gestione venatoria come per ogni altra attività. Gli Atc non sono in grado di fornire dati statistici affidabili semplicemente perché la loro struttura, enorme e ipertrofica, con troppi associati che in genere non si conoscono neppure, non lo consente.

Hermann è un amico tedesco, ricercatore e cacciatore. Sono in contatto con lui da anni e spesso ci scriviamo e, se possibile, ci vediamo. Recentemente, dopo Natale, mi ha stuzzicato con una serie di domande e provocazioni sulla gestione venatoria che qui riporto più o meno fedelmente, senza convenevoli.

Parlare con un tedesco fa sempre bene

Hermann: «Ho letto dei vostri 457.794 caprioli nel 2010 (doc Ispra 2013, nda). Mi sembrano un po’ pochi per quello che conosco dell’Italia e sai bene che ci vengo spesso. C’è qualcosa di più aggiornato?».
Franco: «No, non c’è».
Hermann: «Ma le amministrazioni, le riserve di caccia, i parchi non comunicano i loro dati?».
Franco: «Non tutte e direi anzi che nessuna o quasi le pubblica su Internet e in chiaro, in un modo facile da consultare. Del resto poi chi le mette assieme? Bisognerebbe avere dei rapporti annuali e nessuno li vuole fare».
Hermann: «Ma è assurdo!».
Franco: «Questa è l’Italia, Hermann».
Hermann: «E l’Ispra?».
Franco: «Fa quello che può. Poiché non riceve o non riesce a leggere altrove dei dati, non è in
grado di pubblicare nulla di attendibile».
Hermann: «Quindi nel 2019-2020 voi avete dati incompleti, per gli ungulati, e persino antichi, risalenti cioè al 2005-2010?».
Franco: «Proprio così. E non credere che ci faccia piacere».
Hermann: «E se io volessi sapere del Rallus aquaticus?».
Franco: «Il porciglione, dici? Peggio ancora. Non c’è nulla, dico nulla. Parlo degli abbattimenti, sia chiaro».
Hermann: «Mein Gott! Insomma sparate e basta. Come volete ottenere rispetto dagli altri? Mi sembra che la vostra gestione venatoria faccia pena, scusa Franco».
Franco: «Hai ragione. Però qualche eccezione c’è».
Hermann: «Sarebbe?».
Franco: «Il Friuli Venezia Giulia. Se vuoi sapere per ciascuna zona di caccia quanti caprioli sono stati censiti, quanti erano gli abbattuti, le statistiche ci sono e sono facili da consultare. Dal 2004 a oggi. E persino quanti porciglioni sono stati abbattuti».
Hermann: «Spiegati!».

Le statistiche venatorie del Friuli Venezia Giulia

E qui mi sono spiegato. Uno chiunque, che acceda a Internet, deve andare sul sito ufficiale della mia Regione (il Friuli Venezia Giulia) e cliccare su aree tematiche / ambiente, territorio, energia / tutela dell’ambiente, sostenibilità e gestione delle risorse naturali / gestione venatoria / dati sui censimenti e piani di abbattimento.

E qui trova tutto. Dal 2004-2005 al 2018-2019. Per specie e riserva di caccia (sociale). Oggi sono 238 su 215 comuni: alcuni comuni, quelli ex Asburgo, sono divisi in riserve sociali su base censuaria. Ma non basta. Da un certo periodo ci sono persino i dati anche per le 44 aziende faunistico-venatorie.

Se poi uno ha avuto la fortuna di lavorare professionalmente in questa Regione e in questo settore (uno come me, per esempio), è in anche grado di avere a disposizione altre statistiche, almeno degli abbattimenti, per diversi anni precedenti.

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In Friuli Venezia Giulia si registra una tendenza terribilmente negativa per la tortora: gli abbattimenti sono notevolmente calati, anche a seguito della riduzione del periodo di caccia
© Wildlife World / shutterstock

Le specie “non censibili”

Si è in grado allora di ricostruire l’andamento anche di specie “non censibili” o che sono assai difficile da censire, come gli uccelli migratori. Sappiamo che l’entità degli abbattimenti è un dato essenziale. Si tratta d’informazioni vitali per la gestione, anche se sarebbe bene conoscere lo sforzo di caccia, un altro elemento assai importante per pianificare la gestione.

Ricordando che le 238 riserve di caccia sociale sono riunite in 15 distretti ma che gli associati, in numero chiuso, cacciano solo nella riserva di assegnazione, si può, se non dimostrare, almeno riflettere su come si sia modificata la situazione generale di un tipo di selvaggina così sfuggente come la migratoria, appunto.

Nel 2018-2019 sono stati abbattuti nelle 238 riserve sociali 128.096 migratori contro i 144.910 del 1994-1995: una diminuzione del 12%. Il calcolo è stato fatto senza considerare la quaglia, oggetto di immissioni pronta caccia effettuate (legalmente?) con la Coturnix japonica, quaglia giapponese, e i corvidi. Molto utile è invece il confronto fra alcune specie.

Il crollo della migratoria. O no?

Una tendenza terribilmente negativa è quella della tortora i cui abbattimenti sono calati del 98% ma anche a seguito della riduzione del periodo di caccia. Malissimo l’allodola, con una flessione di due volte e mezzo. Anche i rallidi (folaga, gallinella d’acqua e porciglione) male: sono poco più di un terzo di quelli di una volta, parlando sempre degli abbattimenti. I turdidi sono in proporzioni quasi eguali ma con una certa riduzione. Insomma, sembrerebbe trattarsi di un brutto periodo per la caccia alla migratoria.

Ci sono però alcune eccezioni. I carnieri di beccaccia sono raddoppiati e quelli relativi agli anatidi quasi triplicati. Quest’ultimi probabilmente per la costituzione di due importantissime riserve naturali alle foci di due fiumi, l’Isonzo e lo Stella, le quali hanno incrementato in modo enorme la permanenza e la nidificazione di molti anseriformi. Inoltre, il colombaccio è divenuto una sorta di Eldorado venatorio con aumento dell’ordine di cinque volte tanto.

Ricavare questi dati è stato possibile con la suddivisione del Friuli Venezia Giulia in Atc piccoli, con una discreta autogestione. I 238 direttori di ogni Riserva hanno ricevuti i tesserini degli associati (7.699) e quindi hanno compilato un modulo, con una breve relazione. Poi i tecnici regionali hanno fatto il resto. Controllando, assemblando e pubblicando i dati.

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Confronto degli abbattimenti, suddivisi per specie, in Friuli Venezia Giulia

I cacciatori italiani non vogliono la gestione venatoria

Hermann: «Interessante. Ma perché non si fa così negli Atc?».
Franco: «Perché non è possibile. Molti Atc hanno anche 1.000 associati. Vanno dal mare al monte. E chi ha tempo solo per guardarli? Per ricavare i dati da un tesserino ci voglio almeno 10-15 minuti. Per mille tesserini sono circa più di 200 ore cioè 40 giorni di lavoro. Ma chi vuoi che lo faccia!».
Hermann: «Mah, a me sembra che non ci sia una buona volontà. Gli Atc potrebbero suddividersi in riserve comunali, come avete fatto voi».
Franco: «Bravo! Ma ai cacciatori nazionali piace questa specie di caos statistico, con Atc enormi, privi di prospettive».
Hermann: «Così non saprete mai se gli abbattimenti di allodole e tordi sono diminuiti. Non lo sapete neppure ora!».
Franco: «Esatto».
Hermann: «Ma allora il cacciatore italiano, parlo della media, non vuole la gestione!».
Franco: «Vero anche questo».
Hermann: «Allora è bene che scompaia la caccia, in Italia. Se continua così…».
Franco: «Purtroppo hai ragione. Peccato!».

E così ci siamo salutati. Povera caccia italiana.

Ho voluto però confortare il povero Hermann, innamorato dell’Italia, dicendogli che, almeno nel Friuli Venezia Giulia, gli abbattimenti del porciglione sono stati 46 nel 2018, contro gli 84 nel 1994. E abbiamo molte serie storiche. Lo ho reso felice. Beh, contento lui.

Tutte le notizie sulla caccia alla migratoria e la gestione venatoria sono su Caccia Magazine.