Il centrodestra ha presentato quattro emendamenti con cui intende correggere la proposta di vietare la caccia nei terreni del demanio marittimo.
La segnalazione dell’Acma e delle associazioni venatorie era stata chiara: com’è formulato dai capigruppo di maggioranza, escludendo per intero (eccesso di scrupolo, dopo le polemiche assurde sui cacciatori nelle spiagge attrezzate) il demanio marittimo dalla quota di territorio soggetto a programmazione venatoria il nuovo articolo 6 della legge 157/92 mette a rischio diverse forme di caccia in prossimità delle foci dei fiumi e delle lagune.
Il centrodestra sembra aver colto il problema: otto senatori di tutti e quattro i gruppi parlamentari di maggioranza (sono gli stessi che hanno proposto d’inserire oca selvatica, piccione selvatico e stambecco nell’elenco delle specie cacciabili), infatti, hanno firmato un emendamento, il 6.29, col quale specificano che il divieto è in vigore nelle «porzioni di demanio marittimo oggetto di concessione balneare».
A quest’emendamento, che la diversa estrazione politica dei firmatari segnala come il principale, se ne aggiungono altri tre: due (6.71, di Anna Maria Fallucchi, Fratelli d’Italia; 6.77, della Lega) puntano a sopprimere per intero il capoverso che vieta la caccia nei terreni del demanio marittimo; il terzo, 6.78 (lo ha presentato Renato Ancorotti, di Fratelli d’Italia), specifica che la caccia resta vietata soltanto nei «litorali con stabilimenti balneari e, fino al 30 settembre, in tutti gli arenili per un chilometro dal battente dell’onda».
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