Divieto di caccia in ventisei comuni della Calabria

Divieto di caccia in ventisei comuni della Calabria: cinghiale
© Budimir Jevtic / shutterstock

Per contenere la diffusione del virus della peste suina africana, Roberto Occhiuto ha disposto il divieto di caccia in ventisei comuni della Calabria.

«Divieto delle attività venatorie di qualsiasi tipologia»: è impossibile fraintendere quanto dispone sulla caccia l’ordinanza di Roberto Occhiuto, presidente della Calabria, nella zona indicata come infetta dal virus della peste suina africana (vi ricadono ventisei comuni, compreso Reggio Calabria) dopo che le carcasse trovate a Cardeto, Santa Domenica, Bagnara calabra ed Embrisi sono risultate positive al test.

In questa zona, da tabellare e per quanto possibile recintare, è assoluto il divieto di foraggiare in qualsiasi forma, avvicinare e disturbare i cinghiali; vietato anche movimentare all’esterno prodotti a base di carne suina. È al contrario obbligatorio disinfettare le scarpe all’uscita di aree agricole o naturali e segnalare immediatamente cinghiali moribondi o carcasse; i comuni devono inoltre disporre recinzioni intorno ai cassonetti dell’immondizia.

Nell’area circostante, quella che l’Europa definisce come zona di restrizione 1, è invece necessario procedere al depopolamento del cinghiale; l’unica tecnica al momento prevista è la caccia di selezione.

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