Diffamò morto a caccia, la sentenza della Cassazione

diffamò morto a caccia, la sentenza della Cassazione: martello del giudice
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La quinta sezione penale della Cassazione si è pronunciata sul ricorso del segretario del partito animalista europeo, che appellò come «assassino, vigliacco e infame» Diego Moltrer, morto a caccia per un infarto.

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso del segretario del partito animalista europeo che, nel corso della trasmissione “La Zanzara”, appellò Diego Moltrer, morto a caccia per un infarto, come «assassino, vigliacco e infame». La quinta sezione penale (sentenza 2019/27633) ribadisce dunque un limite all’esercizio del diritto di critica, anche quando riguarda una figura politica. All’epoca Moltrer era infatti presidente del consiglio regionale del Trentino Alto Adige.

Nelle motivazioni della sentenza, depositate negli scorsi giorni, si legge che “un fervente animalista” può appellare un cacciatore (“un soggetto che si diletta a uccidere animali”) come assassino. In questo modo tenta infatti di esprimere “il disvalore dell’attività venatoria”. Lo stesso non può dirsi però per i termini “vigliacco e infame”. Il loro utilizzo rappresenta un attacco gratuito alla dignità del defunto senza che peraltro serva a esprimere le ragioni del dissenso. Non è critica, neppure politica, “l’espressione che ecceda il limite della continenza”. Se consiste cioè “non in un dissenso motivato espresso in termini misurati”, ma in un attacco personale lesivo della dignità altrui.

La Cassazione vidima dunque la decisione della Corte d’Appello, che aveva fissato in 34.000 euro il risarcimento dovuto ai familiari del politico morto a caccia.