Massimo Buconi, presidente nazionale della Federcaccia, respinge gli attacchi di Michela Vittoria Brambilla contro la caccia.
L’avevano già fatto nel corso della trasmissione Calibro 8: è passato poco più di un mese dal confronto in diretta a Radio Cusano Campus, e Massimo Buconi e Michela Vittoria Brambilla tornano a duellare – stavolta a distanza – sulla caccia.
A ridosso della preapertura la Brambilla, deputata di Noi moderati e presidente della Lega italiana per la difesa degli animali e dell’ambiente, ha infatti definito la caccia una pratica «barbara, crudele e anacronistica», resa possibile dalle pressioni «delle lobby venatorie, che spadroneggiano», sulle amministrazioni regionali, che «hanno deciso di sacrificare il patrimonio faunistico di tutti per assecondare il divertimento e gli interessi di pochi».
Per la Brambilla oltre a violare la direttiva Uccelli la preapertura e in generale la caccia «contrastano con la legge» da lei ispirata, «che riconosce gli animali come esseri senzienti portatori di diritti» (ma in realtà un emendamento del centrodestra ha escluso dall’applicazione i settori regolati da leggi speciali), e «distruggono il lavoro di chi difende la biodiversità; fortunatamente la caccia è in declino: gli italiani sono contrari, i giovani ne sono disgustati».
La risposta di Buconi
Oltre a stigmatizzare la mancanza di rispetto istituzionale nei confronti delle Regioni, «considerate al servizio di interessi personali di una categoria», Buconi, presidente nazionale della Federcaccia, non ha potuto fare a meno di segnalare che quelle della Brambilla sono «opinioni personali, certamente legittime, ma condivise da meno persone di quante non creda o non voglia far credere»; e «molti dei fatti che presenta a sostegno non rispondono alla realtà».
Buconi s’è addentrato anche in due casi specifici: in Sicilia si può cacciare la tortora grazie all’autorizzazione dell’Unione europea; e «per abbassare i contingenti numerici» del colombaccio, del quale la Brambilla aveva evidenziato «il forte declino», l’Ispra ha concesso all’Emilia-Romagna d’intervenire con un piano di controllo incisivo, «peraltro con la contrarietà del mondo venatorio» che s’oppone a un’eventuale decisione analoga in Toscana.
Infine, Buconi ricorda che «i giovani e le donne che si dedicano alla caccia sono in aumento»: gli italiani «stanno finalmente comprendendo che l’ambiente e la fauna hanno ben altri problemi che l’esercizio di una caccia regolamentata e sostenibile»; anche la politica si sta rendendo conto che «senza caccia e cacciatori l’ambiente non si gestisce, ma s’abbandona a sé stesso».
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