Per ridurre gli effetti negativi del piano di controllo del colombaccio l’Arcicaccia ha intenzione di presentare una serie di proposte agli uffici della Regione Emilia Romagna.
Era chiaro che dire che il piano di controllo del colombaccio in Emilia Romagna consente di «sparare nei nidi» avrebbe provocato problemi ulteriori: ne è convinta l’Arcicaccia, che a margine dell’ordinanza con cui il Tar ha respinto il ricorso della Libera Caccia segnala che l’Ispra sta rilasciando pareri negativi sulla caccia alla specie in preapertura (in Liguria si sa già che non si comincerà prima della terza domenica di settembre).
Non sono «le sparate fuori stagione» gli strumenti giusti per risolvere la controversia: l’Arcicaccia è intenzionata a presentarsi agli uffici della Regione con una serie di proposte di miglioramento del piano, basate innanzitutto sulla riduzione del numero degli abbattimenti e sull’adozione di tecniche di dissuasione efficaci.
Per migliorare il contesto, chiude l’Arcicaccia, e non «restare spiazzati da certe scelte e in difficoltà nella reazione», occorre aver chiara la distinzione tra caccia e controllo faunistico, e tener presente sia che gli agricoltori chiedono «soluzioni rapide ed efficaci», sia che non è efficace un piano di controllo promiscuo piccione-colombaccio: «le due specie, infatti, hanno abitudini diverse e rispondono diversamente all’intervento».
D’altra parte è chiaro qual è il problema («insanabile») che ha innescato tutta la vicenda, e che «non dovrà ripetersi in futuro»: durante la redazione del piano di controllo gli uffici della giunta non hanno coinvolto le associazioni venatorie.
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