Come gestire un malore a caccia

Come gestire un malore a caccia
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Per gestire un malore a caccia sono necessarie massima prontezza ed estrema lucidità.

Quando una persona accusa un malore a caccia la cosa più importante è capire la gravità della situazione. Come all’arrivo in ospedale s’applicano i codici di vario colore, anche all’esterno il primo passo per capire che cosa fare è attribuire alla situazione un livello di gravità; in questo modo si ha subito chiaro se si tratti di una questione risolvibile e procrastinabile o se invece dobbiamo chiamare i soccorsi e predisporre le condizioni per l’accesso di ambulanze o elicotteri. È dunque opportuno allenare il colpo d’occhio.

Svenimento

Lo svenimento è una transitoria perdita di coscienza. La persona si accascia al suolo talvolta riportando traumi da caduta, non risponde agli stimoli verbali e talvolta neanche a quelli dolorosi come un pizzicotto sul massetere, il muscolo dietro la mandibola, particolarmente doloroso.

Lo svenimento è dovuto alla mancanza d’afflusso di sangue al cervello per un improvviso abbassamento della sua pressione. La causa può essere una forte emozione, un colpo di calore (sforzo fisico con indumenti inadeguati), il digiuno prolungato (ipoglicemia) o un pasto eccessivamente abbondante (congestione), uno sforzo fisico intenso o una lunga permanenza in piedi. Spesso è preceduto da altri sintomi come vertigini, pallore, sudorazione fredda, polso debole.

In caso di svenimento bisogna ripristinare l’afflusso di sangue al cervello raffreddando la persona se troppo coperta, slacciando cinture colletti, sollevando le gambe. Non bisogna schiaffeggiare l’infortunato, somministrargli cibi, bevande o alcolici né farlo raffreddare. Solitamente il quadro si risolve entro pochi minuti; per evitare nuovi svenimenti è bene tenere le gambe sollevate per almeno un quarto d’ora. Se la persona non si risveglia bisogna sospettare altre cause (ictus, infarto) e chiamare rapidamente i soccorsi.

Shock

Lo shock è invece una situazione grave in cui di fatto il sangue, e quindi l’ossigeno, non arriva ai tessuti (cuore, reni, cervello). Questa sofferenza dei vari organi è causata da un’insufficienza cardiocircolatoria che può essere dovuta all’arresto della pompa (il cuore) o all’insufficienza dei vasi (dilatazione di arterie e vene) o alla perdita di sangue (emorragia).

A caccia la forma più frequente di shock è lo shock anafilattico. L’anafilassi è una reazione dell’organismo che produce sostanze infiammatorie in risposta all’esposizione a un agente allergizzante (cibi, farmaci o veleno di insetti). La forte infiammazione che ne consegue produce una massiccia reazione nei tessuti più sensibili: la vasodilatazione, con il conseguente abbassamento di pressione, e l’edema delle vie respiratorie (asma, edema della glottide) possono essere abbastanza gravi da portare a perdita di coscienza e a morte.

Lo shock anafilattico è una vera emergenza medica che va gestita in pochi minuti. Di fronte a uno shock anafilattico la prima cosa da fare è chiamare i soccorsi, segnalando con precisione il tipo di emergenza per cui chiamiamo. Le persone che sanno di essere fortemente allergiche solitamente portano con sé l’adrenalina predosata che va somministrata in via intramuscolare nella coscia: in queste circostanze è l’unico farmaco salvavita.

Lo stato di shock non è risolvibile senza un’assistenza medica avanzata. Nel frattempo possiamo occuparci dell’infortunato attraverso alcune procedure di messa in sicurezza. È opportuno: arrestare eventualmente l’emorragia; sdraiare l’infortunato sulla schiena con le gambe in alto per favorire l’afflusso di sangue al cuore e al cervello; se la persona è incosciente, metterla nella posizione di sicurezza per favorire il deflusso di eventuale vomito o evitare la caduta indietro della lingua; evitare che la persona si raffreddi (coprendola) o sia accaldata (scoprendola e slacciando gli indumenti); controllare la funzione respiratoria e cardiaca praticando la respirazione artificiale e il massaggio cardiaco.

Malore a caccia: gestire il panico

Abituati ad avere tutto a portata di mano nella comfort zone della nostra quotidianità, quando siamo a caccia dobbiamo fronteggiare delle situazioni diverse come l’assenza di segnale telefonico (tanto più internet!) e la necessità di orientamento.

Quando prevediamo di frequentare zone poco antropizzate sarebbe buona norma avere con sé un dispositivo gps per localizzare con precisione la posizione nostra o dell’infortunato e poterla poi comunicare ai soccorsi. Il numero unico di emergenza è il 112, ma per emergenze sanitarie è valido sempre il 118. Prima di chiamare è bene focalizzare alcuni punti da tenere a mente e, soprattutto, gestire il panico, in modo da avere una comunicazione precisa e veloce con gli operatori.

Quando parliamo con l’operatore non subissiamolo di chiacchiere e ansia ma restiamo a disposizione fornendo le seguenti informazioni: luogo dell’evento (forniamo più dati possibili su fiumi, valli, monti, e tutti i luoghi che ci circondano per aiutare i soccorsi a localizzarci); tragitto più accessibile (a piedi o con mezzi) e condizioni attuali (strade interrotte, frane, fango, meteo); che cosa è successo, ossia il tipo di malore o trauma.

Se dovesse sopraggiungere l’elicottero il segnale che conferma al pilota il posto giusto è la posizione con due braccia alzate (una Y di yes; se un elicottero passa dalle nostre parti ma non abbiamo chiamato noi i soccorsi è bene non fare segnali per non distrarre il pilota). Per segnalare la nostra presenza è utile sventolare un capo di abbigliamento molto colorato; è utile l’abbigliamento ad alta visibilità che s’utilizza a caccia.

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